Pezze di Putin

Mosca nel Donbas ha due parole chiave: distrarre e circondare. Ma l'esercito è sempre lo stesso

Micol Flammini

La Russia ha accelerato l'offensiva a est e cerca una vittoria rapida, seppur piccola. Gli Stati Uniti prevedono un’operazione più metodica, con  attacchi più contenuti che potrebbero essere precursori di movimenti più grandi per  distrarre Kyiv

Roma. La Russia ha detto che è iniziata una nuova fase della guerra, l’offensiva per il controllo del Donbas. Gli ucraini hanno riposto che non ci sono seconde, terze, quarte fasi, è la stessa guerra e loro risponderanno come hanno fatto sin dall’inizio: con forza, decisione e precisione lungo i 480 chilometri della linea di contatto. Oleksiy Arestovich, uno dei consiglieri del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha detto che le truppe russe stanno cercando di avanzare da Izyum verso Rubizhne per circondare Severodonetsk. Ma i primi successi Mosca li sta ottenendo nell’oblast di Luhansk, dove è riuscita a prendere sotto il suo controllo la città di Kreminna e i suoi diciottomila abitanti. Lo ha annunciato il governatore di Luhansk, Serhiy Gaidai, dicendo che la città è “sotto il controllo degli orchi – così gli ucraini si riferiscono ai soldati di Mosca – i nostri difensori si sono dovuti ritirare. Si sono trincerati in nuove posizioni e continuano a combattere l’esercito russo”. Gaidai ha spiegato che Kreminna è stata circondata: i russi sono entrati da ogni lato della città. Mosca ha provato a imparare dagli errori della prima fase, nel Donbas si muove in modo diverso e adesso prova a circondare l’esercito ucraino dove può. Secondo il Pentagono la Russia ha inviato altri Btg (gruppi tattici di combattimento che si muovono con camion lanciarazzi e carri armati: ogni gruppo è costituito da circa mille soldati) per un valore da 8.000 a 11.000 soldati. Altre decine di migliaia di riserve sono a nord dell’Ucraina e sarebbero pronte a unirsi alla lotta. 

 

Nel Donbas, gli Stati Uniti prevedono un’operazione più metodica, con  attacchi più piccoli che potrebbero essere precursori di movimenti più grandi per  distrarre Kyiv. Distrarre e circondare sono le parole chiave dell’offensiva di Mosca, che però deve fare i conti con i limiti del suo esercito. Diversi analisti stimano che la superiorità numerica di Mosca non è così accentuata come avrebbe voluto il Cremlino. Inoltre la Russia ha accelerato l’offensiva nel Donbas, probabilmente per prendere di sorpresa gli ucraini.  Questo però ha ridotto la possibilità di aumentare il numero di uomini e di mezzi a disposizione per l’attacco e che avrebbe potuto consentire di risolvere uno dei problemi di Mosca: l’esercito russo riesce a conquistare territori, ma poi non riesce a tenerli. Secondo l’Institute for the study of war, è improbabile che l’offensiva a est segni una nuova fase per i successi di Mosca che in queste settimane non è riuscita a rimpolpare le schiere del suo esercito. Le forze che avevano combattuto attorno a Kyiv e che sono in Bielorussia non hanno avuto la pausa operativa che sarebbe stata necessaria per integrare le unità danneggiate, il morale disastroso persiste, quindi, nel migliore dei casi, Mosca sta usando un esercito rattoppato per la grande offensiva. 

 

La Russia potrebbe riuscire a indebolire le posizioni ucraine con i bombardamenti, ma i guadagni sarebbero limitati, mentre i costi continuerebbero a essere elevati. Anche nel Donbas, Mosca  ha scommesso in un’operazione rapida, ma non sembra che potrà ottenerla. Forse  spera in qualche vittoria, seppur piccola, un risultato da mostrare per la parata del 9 maggio, alla quale Vladimir Putin non si può presentare a mani vuote e di questo l’Ucraina ne è cosciente: Arestovych ha detto che Mosca vuole “vendere” al suo popolo l’accesso ai confini amministrativi delle regioni di Donetsk e Luhansk come una vittoria. Per il 9 maggio sono già iniziati i preparativi e la televisione ha mostrato una piccola anteprima: otto MiG-29 voleranno formando una Z, la lettera diventata il simbolo dell’invasione di Mosca. 

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.