Foto  EPA/ATEF SAFADI

Altri crimini di guerra russi nei pressi di Kyiv. E nel Donbas l'esercito di Putin si è impantanato

A Makariv sono stati trovati i corpi di persone torturate e uccise. Mariupol continua a resistere e iniziano le defezioni nell'esercito russo

Makariv è uno dei sobborghi di Kyiv che sono stati liberati dall'occupazione delle truppe russe. Come a Bucha - dove il bilancio delle vittime è salito ad almeno 360 civili, tra i quali almeno 10 bambini -, anche a Makariv i soccorritori e l'esercito ucraino hanno trovato i segni della violenza russa. Dopo la liberazione del paese sono stati trovati i corpi di persone torturate e uccise, "un nuovo mostruoso crimine di guerra", ha scritto in un tweet il ministero della Difesa ucraino.

"Il bilancio è salito a 133 morti, ci sono state diverse torture, con cadaveri rinvenuti con le mani legate, e almeno due casi di donne stuprate e poi uccise: una di queste è stata sgozzata. Abbiamo trovato i corpi",  riferisce il sindaco di Makariv, Vadano Tokar, all'Ansa.

 

Mentre continuano ad emergere i crimini russi nell'oblast' di Kyiv mano a mano che le truppe ucraine riprendono possesso dei territori, nel Dombas continua l'assalto dell'esercito russo.

Mariupol è da settimane che sta resistendo alle violenze degli invasori, ma la città non è ancora caduta in mano russa e anzi, la conquista della maggior parte del centro della città annunciata dal Cremlino, non sarebbe reale. Secondo un report del Isw (Istitute for the study of war) le forze armate ucraine manterrebbero il controllo delle posizioni difensive nella parte orientale e sudoccidentale della città e le truppe russe nell ultime ventiquattro ore non avrebbero guadagnato terreno, mentre i contrattacchi ucraini a Kherson starebbero facendo arretrare, seppur di poco, gli invasori.

Sempre secondo l'Isw crescono all'interno dell'esercito russo il numero di militari che si rifiutano di ritornare a combattere ed è improbabile che il Cremlino riesca in tempi brevi a trovare uomini a sufficienza per poter rimpiazzare le forze al fronte.

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