Guerra da fossati

Da sfondatori a sfondati, i soldati russi non passano e bombardano. 1 su 5 è fuori combattimento

Daniele Raineri

Su Kyiv i razzi Grad hanno colpito una zona vicino al centro senza alcuna precisione. Sono la versione nemmeno tanto aggiornata dei Katiuscia, arma iconica delle truppe sovietiche durante la Seconda guerra mondiale

Cambia il modo di fare la guerra in Ucraina. In un mese l’avanzata lampo da quattro direttrici sulle grandi città del paese, da Kyiv a Odessa, si è fermata del tutto – e questo lo sappiamo – ed è stata rimpiazzata da combattimenti per conservare le posizioni. I russi adesso lottano per non invertire il senso di marcia. Non è ancora la metamorfosi in una guerra di trincea, ma il senso di stasi è quello. Invece di sfondare le linee ucraine, cosa che non riescono più a fare, i russi bombardano. Nella capitale Kyiv è arrivata una salva di razzi Grad da 122 millimetri, quelli sparati dal pianale di un autocarro posizionato a una ventina di chilometri di distanza. È come se l’immunità riconosciuta alla capitale stesse sparendo in fretta, pezzo dopo pezzo, e se continua così nel giro di un paio di settimane ci saremo abituati all’idea di bombardamenti indiscriminati. Kyiv è una metropoli estesa come Berlino e contiene ancora molti dei suoi abitanti. 

 

I Grad sono la versione nemmeno tanto aggiornata dei razzi Katiuscia, arma iconica delle truppe sovietiche durante la Seconda guerra mondiale. Hanno colpito una zona vicino al centro senza alcuna precisione. Negli anni Novanta durante la guerra civile afghana tra fazioni locali gli stessi razzi furono usati in modo devastante per radere al suolo pezzi della capitale Kabul. I russi aumentano anche i raid aerei, che in media finora erano stati circa duecento al giorno e adesso sono saliti a trecento. Lo fanno con cautela per non esporsi troppo ai sistemi di difesa che gli ucraini hanno ricevuto dagli alleati – e così gli aerei si tengono ad alta quota, fuori dal tiro dei missili più piccoli, oppure lanciano missili mentre sono ancora in volo dentro lo spazio aereo russo, dove i sistemi di difesa ucraini non possono arrivare. I missili sparati dagli aerei poi percorrono decine di chilometri e piombano sui bersagli. Inoltre gli ucraini, scrive il Washington Post, hanno concentrato le difese antiaeree attorno alla capitale Kyiv e a Kharkiv, vicino al confine nord, ma così hanno lasciato sguarnite altre zone. Ci sono anche più droni russi in aria, che hanno soprattutto un ruolo di ricognizione e guidano i tiri dell’artiglieria, ma a volte bombardano anche loro. Il risultato è come si diceva che le forze e i civili si trincerano ancora di più. 

 

La Nato ha dichiarato che in questo primo mese di conflitto circa quarantamila soldati russi sono morti, feriti o dispersi. Si tratta di una stima. In pratica per ogni morto si conta che almeno altri tre soldati siano fuori combattimento. Se le stime dicono che ci sono circa diecimila morti, il totale dei soldati non più in grado di combattere è quarantamila. Ma la questione è lontana dall’essere chiara e persino il Pentagono ha detto di avere scarsa fiducia nelle sue stime. In generale, è vero che il numero delle perdite russe è sbalorditivo. Circa centonovantamila uomini partecipano alla spedizione punitiva ordinata contro l’Ucraina, se la cifra data dalla Nato è vera vuol dire che in un mese la forza si è ridotta di un quinto. Comincia a vedersi il problema che molti esperti avevano già individuato nei mesi precedenti l’invasione: Putin ha i numeri per fare una guerra d’attacco, che richiede più forze di una guerra di difesa.

  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)