A Kroscienko, al confine polacco, sulla riga che divide l'Ucraina dall'Europa

Decine di tende accolgono chi arriva, poi inizia lo smistamento, di solito dopo tre giorni. Germania, Olanda, Estonia e Danimarca accolgono chiunque chieda di arrivare

Luciana Grosso

Kroscienko (confine Polonia-Ucraina). Se si percorrono in macchina le strade polacche delle colline vicino a Kroscienko, sul confine con l’Ucraina, a un certo punto i cellulari squillano per un messaggio mandato dal proprio operatore telefonico che dice “Benvenuto in Ucraina”. Una riga per terra e una sbarra separano l’Ucraina dall'Europa, la guerra dalla pace. In pochi giorni, quello che era un valico di frontiera come tanti è diventato una specie di suq. Ci sono decine di tende che accolgono chi è appena entrato e consentono loro di rifocillarsi con zuppa, panini, tè caldo. Alcune tende sono gestite da organizzazione benefiche come la Caritas (che ha allestito una piccola mensa riscaldata, nella quale serve ogni giorno centinaia di pasti), ma molte di più sono quelle improvvisate da piccole organizzazioni locali, dalla città di Kroscienko stessa (che ha tremila abitanti e, dunque, le strutture, il personale, e gli automezzi di un paesino), e da chi passa di lì (c’è anche uno dei furgoncini che in genere fanno panini fuori dagli stadi, che offre pasti gratis).

Tra queste tende passano, in un flusso inninterrotto da giorni, centinaia di persone. Arrivano alla spicciolata, qualcuno in macchina, moltissimi a piedi, perché hanno lasciato le loro macchine, o i loro accompagnatori, imbottigliate in una fila che dicono sia lunga quasi venti chilometri. Chi arriva qui ha due strade davanti a sé. O ha la fortuna di conoscere qualcuno che abita da queste parti e allora si è fatto venire a prendere (i lati della strada che porta al valico di confine sono ora un parcheggio) o si affida ai volontari e chiede loro una mano. In genere, chi non ha nessuno immediatamente disponibile viene portato nei centri di prima accoglienza di Przemysl o di Medika, le cui scuole, palestre e centri commerciali sono stati trasformati in centri di accoglienza.

“La regola è che chi arriva qui dovrebbe restarci 24 ore – ci dice un volontario del centro di Medika, che fino a una settimana fa era una scuola, e che ora non lo è più (i bambini sono stati spostati a far lezione in una palestra) – ma diciamo che non è applicata con grande rigidità. In genere chi arriva qui però ci sta per pochissimo tempo, circa tre giorni. Poi se ne vanno. Chi sa dove andare, perché magari ha parenti in qualche stato dell’Unione, va. Li accompagniamo alla stazione o troviamo loro un passaggio per il posto che vogliono. Chi non sa dove andare, invece, aspetta un autobus o un treno. Molti paesi, come la Germania, l’Olanda, la Danimarca, l’Estonia hanno dato la loro disponibilità ad accogliere persone, senza limiti di numero”. Così chiunque può prendere un autobus e andare ovunque. Ovunque tranne che a casa.

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