cittadini spiati dal governo?

Ora anche Israele parla di Pegasus, che blocca il processo a Netanyahu

Beatrice Guarrera

Il software di spionaggio, creato per combattere il terrorismo, sarebbe stato usato per controllare i telefoni degli israeliani, tra cui testimoni di un processo che vede Bibi come imputato

Gerusalemme. La ministra dell’Interno israeliana Ayelet Shaked lo ha definito “un terremoto, con azioni che si addicono ai regimi oppressivi del secolo scorso”. Lunedì scorso un rapporto pubblicato dal quotidiano economico Calcalist ha infatti rivelato che il software di spionaggio Pegasus, creato dall’azienda israeliana Nso, avrebbe tracciato i telefoni di influenti personaggi israeliani, tra cui sindaci, dirigenti d’azienda, funzionari ministeriali, stretti collaboratori dell’ex primo ministro Benjamin Netanyahu, di suo figlio Avner Netanyahu, nonché di testimoni chiave in uno dei processi in cui Netanyahu deve rispondere come imputato.

Lo spyware di Nso era stato al centro dell’attenzione internazionale dal luglio scorso, quando il “progetto Pegasus” aveva vinto il premio di giornalismo investigativo “Daphne Caruana Galizia”, istituito dall’Unione europea. Un gruppo composto da più di 80 giornalisti e 17 organizzazioni aveva rivelato che più di 50.000 numeri di telefono di attivisti, oppositori politici o giornalisti da tutto il mondo erano stati presi di mira da governi che facevano uso dello spyware Pegasus, venduto dalla società israeliana Nso Group. La società aveva respinto le accuse, dichiarando che si trattava di “ipotesi sbagliate e teorie non corroborate” e che Pegasus era destinato solo all’intelligence governativa e alle forze dell’ordine per combattere il terrorismo e il crimine.

Nonostante lo scandalo, l’attenzione dei media israeliani sulla vicenda Pegasus si è accesa soltanto due settimane fa, quando il quotidiano Calcalist ha fatto emergere l’uso di Pegasus da parte della polizia contro privati cittadini israeliani: dai leader delle “proteste Balfour” del 2020-2021 contro l’allora primo ministro Benjamin Netanyahu, a quelli delle proteste per maggiori diritti per gli ebrei etiopi. Anche se è probabile che l’intelligence israeliana utilizzasse già questo software di spionaggio per sorvegliare palestinesi con cittadinanza israeliana o attivisti nei territori palestinesi, l’allarme privacy in Israele è scattato, infatti, quando il quotidiano Calcalist ha rivelato che in Israele “nessuno era immune” dalla sorveglianza. Anche il telefono di Shlomo Filber, uno dei testimoni contro Netanyahu nel suo processo per corruzione, era stato violato dalla polizia e proprio lunedì scorso, Filber sarebbe dovuto comparire a testimoniare nel tribunale distrettuale di Gerusalemme. A seguito di una richiesta degli avvocati, che rappresentano Benjamin Netanyahu e gli altri imputati, i giudici hanno accettato di sospendere l’udienza di lunedì, per indagare su una ipotetica sorveglianza illegale dei testimoni al processo.

Il quotidiano israeliano Haaretz sostiene che Netanyahu notoriamente non abbia mai posseduto un suo cellulare personale, ma a preoccupare è la possibile violazione dei telefoni dei suoi più stretti collaboratori e di suo figlio. Il software può infatti trasformare qualsiasi smartphone infetto in un microfono o una fotocamera e può dare accesso a tutti i dati e le localizzazioni del dispositivo. Rispetto ad altri software che hackerano i telefoni cellulari, entra in funzione senza la necessità che il proprietario del dispositivo svolga alcuna azione, come ad esempio cliccare su un link. Così, un messaggio o una foto ricevuta oppure la connessione con una rete wi fi sconosciuta possono mettere in collegamento il cellulare della persona da sorvegliare con un server esterno, con il quale Nso  può comunicare.

Mentre oggi gli avvocati di Netanyahu si scagliano contro il sistema di sorveglianza illegale, diversi media israeliani hanno ricordato come fu proprio Netanyahu, quando era ancora primo ministro, a utilizzare Pegasus come strumento di diplomazia, da offrire ai leader stranieri. Lunedì mattina il ministro della Pubblica sicurezza Omer Bar-Lev ha annunciato la formazione di una commissione d’inchiesta sull’uso di Pegasus da parte della polizia. Sembra che l’uso di questo sistema di sorveglianza dei cellulari potrà essere utilizzato solo “in casi particolari” non ancora specificati. Probabilmente a essere indagato sarà l’uso di Pegasus da parte della polizia contro i propri cittadini, ma non quello dell’intelligence contro i nemici esterni o interni.  

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