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editoriali

Pulizie di Capodanno sull'internet cinese

Redazione

La Cina lancia un mese di censura spietata online contro i “nemici della patria”

Un mese di “ripulita” per rendere internet un posto “purificato”. L’Amministrazione dello spazio cibernetico della Cina, l’istituzione che si occupa di regolamentare internet, ha annunciato  una campagna di “pulizia” che durerà per tutto il mese della Festa di Primavera, che coincide con il Capodanno lunare. Si chiama “Clean and Bright 2022” e servirà a creare “un’atmosfera civile, sana, festosa e pacifica per l’opinione pubblica online”. Si annuncia quindi una repressione di tutti quei profili e blog, sui social network come Weibo, che violano le regole della leadership di Xi Jinping sulla vita online. Mostri il tuo stile di vita troppo ricco? Censurato, perché sei contro la “prosperità comune”, la dottrina di Xi contro le diseguaglianze. Sei andato a visitare il santuario Yasukuni a Tokyo oppure hai visto un film di propaganda, non ti è piaciuto e ti sei permesso di scriverlo? Censurato, non sei abbastanza patriottico. Sei maschio e sei effeminato? Censurato, perché non promuovi “i corretti standard di bellezza”.

L’idea originaria dei social network e della rete, dove ognuno è libero di fare e dire ciò che vuole, è tema di dibattito anche in occidente. Ma la rete è stata anche uno straordinario strumento di formazione dell’opinione pubblica. La riflessione seria deve tener conto anche di questo. Come mostrano i documenti pubblici e le recenti regolamentazioni su qualunque aspetto della vita dei cittadini, l’obiettivo di Pechino, però, non è creare un ambiente online più sereno, ma limitare ancora di più la libertà degli utenti: il presidente Xi vuole essere il traino per una riforma dei valori del paese, e creare una nuova generazione di cinesi lontani dalla contaminazione con gli ideali occidentali e dal “materialismo” che non li fa essere abbastanza nazionalisti. E’ in quest’ottica, per esempio, che va vista la stretta sui videogiochi, quella sulle scuole private, ma anche l’ultima “ripulita di internet”. Pechino può chiamarla come vuole, ma si tratta sempre di censura.

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