(foto EPA)

Sui contagi in Germania pesa un problema no vax, che è pure storico

Daniel Mosseri

Se il paese si è lasciato travolgere dal coronavirus è perché è la patria naturale degli anti vaccinisti. Così l'immunità di gregge resta un miraggio

Berlino. La Germania si è lasciata travolgere dal coronavirus. Le ultime notizie arrivano dal Brandeburgo che non riesce più a tracciare i contatti delle persone infette: la crescita dei nuovi contagi è troppo rapida per stare dietro a tutti e l’amministrazione regionale raccomanda ai distretti sanitari e alle città indipendenti di stabilire criteri propri per monitorare le persone malate e la loro quarantena. “L’attuale situazione di infezione diffusa è molto seria e preoccupante”, ha affermato il viceministro regionale alla Salute Michael Ranft annunciando che 165 soldati sono stati schierati a sostegno dell’amministrazione sanitaria. Molto peggiore la situazione in Sassonia: nel grande Land orientale il tasso di incidenza ha raggiunto quota 761 casi ogni 100 mila abitanti contro 336 su scala nazionale. Alla Sassonia servono misure “chiare e severe” per allentare la pressione della pandemia, ha dichiarato il governatore Michael Kretschmer ben attento a evitare la parola-tabù: “Lockdown”.

Dopo la pesante esperienza del 2020, di lockdown in Germania non vuole più sentire parlare nessuno: non i partiti della nascente alleanza semaforo, che spingono per un allentamento, quantomeno lessicale, delle misure di emergenza; né il variopinto mondo degli Impfgegner, ossia del robusto gruppo di chi in Germania si oppone  ai vaccini, ora al green pass (che potrebbe diventare obbligatorio  anche negli ambienti di lavoro), ora alle mascherine e alle misure di distanziamento sociale prese singolarmente oppure combinate.

Partita in quarta con il vaccino made in Germany (BioNTech) e un servizio sanitario capillare e bene organizzato, la Repubblica federale tedesca ha perso la corsa verso l’immunità di gregge per una semplice ragione: il gregge non la vuole. Non la vogliono i sovranisti che protestano contro il governo e il sistema: non è un caso che Sassonia e Turingia, due Länder orientali dove AfD va fortissimo, siano anche in fondo alla lista delle regioni tedesche per numeri di vaccinati. Non la vogliono i vegani, gli omeopati ortodossi, i neonazisti e i Reichsburger nostalgici dell’Impero guglielimo, i naturopati, i “pensatori laterali” (Querdenker) e i neo-hippy. Contrario alle vaccinazioni c’è anche un numero alto di medici e paramedici: mercoledì il tribunale di Norimberga ha sospeso un medico del distretto di Donau-Ries in Baviera dall’esercizio della professione medica per aver iniettato sieri fasulli e fabbricato certificati vaccinali tarocchi. E se il dottore bavarese agiva all’insaputa di alcuni dei suoi pazienti, la legittimazione del movimento no vax è estesa al punto che due medici di Lüchow, nell’occidentale Bassa Sassonia, a ottobre hanno fatto notizia per aver appeso un cartello fuori dal propri ambulatorio: “Zutritt nur für Ungeimpfte” (Ingresso riservato ai non vaccinati). Un gesto reminiscente di altri più gravi, diffusi, e imposti per legge in Germania durante il nazismo. I due dottori si sono giustificati spiegando che i vaccinati costituiscono un pericolo perché producono una proteina che si trasmette attraverso la pelle provocando malattie e sterilità nei non vaccinati.

Quello degli Impfgegner non è un movimento nato da un gruppuscolo di complottisti amplificati dai social media: l’onda no vax viene da lontano e nasce proprio in Germania. Nella ricca e ammalata Baviera, un altro dei Land dove gli Impfgegner abbondano e l’incidenza vola in alcuni distretti, i primi No vax sono spuntati oltre 200 anni fa, in reazione alla pubblicazione il 26 agosto 1807 sulla Gazzetta del governo reale bavarese di un decreto “riguardante la vaccinazione contro il vaiolo da introdurre in tutte le province per ordine reale”. Come spiega lo storico della Medicina Malthe Tießen, già allora la vaccinazione era vista come un’intrusione del mondo moderno che penetra e si impone sulla comunità tradizionale e contro il quale occorre reagire in modo massiccio. Un’interferenza contro l’ordine “naturale” delle cose che ha trovato ascolto anche negli ambienti più tradizionalisti delle chiese cattolica ed evangelica così come, in tempi più moderni, nei fautori della Lebensreform, il movimento della “Riforma della vita” contrario ai valori e allo stile della vita borghese e propugnatore di una vita più naturale. Per i suoi fautori il corpo era chiamato a superare le malattie senza l’aiuto di prodotti frutto della rivoluzione industriale e del progresso scientifico. Con i Querdenker forti ad est e gli eredi della Lebensreform ben impiantati al sud, l’immunità di gregge è destinata a restare un obiettivo difficile per la Germania del XXI secolo.

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