Foto Cecilia Fabiano/ LaPresse

Pandemia dell'imbecillità

Claudio Cerasa

“Una federazione di imbecilli ha fatto sì che il nostro paese sia colpito duramente dalla quarta ondata”. I guai della saldatura tra populismo e free vax denunciati dallo Spiegel. Il caso tedesco parla anche all’Italia

Si è scritto spesso negli ultimi tempi che una delle principali caratteristiche della quarta ondata – quarta ondata che da qualche settimana sta colpendo l’Europa costringendo alcuni paesi ad adottare piccoli, medi e grandi lockdown – è costituita dalla presenza di una pandemia che allo stato attuale riguarda prevalentemente i cittadini non vaccinati. Effettivamente, in questo preciso istante, esiste una simmetria innegabile tra paesi che si trovano maggiormente in sofferenza di fronte alla quarta ondata e paesi che si trovano maggiormente in sofferenza di fronte alla campagna vaccinale (il discorso vale anche per le città: pensate a Trieste, pochi vaccinati molti contagiati e molti ospedali intasati, e pensate anche ad Aprilia, alle porte di Roma, una città con un tasso di vaccinazione di dieci punti più basso rispetto alla regione in cui si trova, il Lazio, e una città che ora, a causa di contagi record, si trova a un passo dalla zona rossa).

 

Angela Merkel, cancelliere uscente della Germania, paese che da giorni registra un numero di contagiati molto alto, ieri ha lanciato un grido d’allarme poderoso affermando che la situazione in Germania è, letteralmente, “drammatica”. È drammatica per il numero di infezioni (il ritmo è di 50 mila al giorno) ma è drammatica anche per il numero di vaccinati (la percentuale, sul totale della popolazione, compresa quella non ancora vaccinabile, è del 69 per cento di prime dosi, quasi dieci punti percentuali in meno rispetto all’Italia). Negli ultimi giorni, per queste ragioni, la condizione speciale della Germania ha spinto diverse città (ad esempio Berlino) e diversi land (Baviera, Nordreno-Vestfalia, Sassonia) a seguire una strada già imboccata dall’Austria: l’introduzione di restrizioni più severe per le persone che finora hanno scelto di non vaccinarsi. In sintesi: se sei vaccinato o guarito puoi fare tutto, ma se non sei vaccinato non basta il tampone per andare al bar, al ristorante, al teatro,  al cinema o in palestra (Angela Merkel, il cancelliere uscente, Olaf Scholz, il suo probabile successore, e tutti i 16 presidenti dei land si incontreranno oggi per discutere nuove misure federali per contenere la pandemia).

 

Lo Spiegel, prestigioso settimanale tedesco, pochi giorni fa ha dedicato alla Germania un durissimo articolo che ci sembra utile da citare non tanto per ciò che ci dice sul modello tedesco ma quanto per ciò che ci dice su un particolare molto interessante che riguarda la principale differenza che esiste tra l’ondata del 2020 e quella del 2021. “La Germania – scrive lo Spiegel – è colpita da una quarta ondata che è alimentata da milioni di persone che rifiutano di essere vaccinate e da leader politici che hanno abdicato alla leadership”. In questo senso, possiamo dire che, continua lo Spiegel, “una federazione di imbecilli ha fatto sì che la Germania sia colpita in modo estremamente duro dalla quarta ondata, molto peggio di molti altri paesi europei”. Lo Spiegel, nel suo documentato articolo firmato da dieci giornalisti, nota inoltre che “un numero impressionante di antivaccinisti è sostenitore sia della medicina alternativa che della politica alternativa”, riporta che “diversi studi hanno dimostrato che le persone che credono nell’omeopatia hanno maggiori probabilità di rifiutare i vaccini” e afferma che, sulla base di un sondaggio recente, “il 50 per cento degli elettori non vaccinati della Germania risulta aver votato per l’AfD alle elezioni di settembre”, con un altro 15 per cento che avrebbe invece votato per un partito nato per protestare contro le misure anti Covid (Die Basis).

 

Il punto colto dallo Spiegel è essenziale e ci permette di fotografare un problema che, per fortuna su scala minore, esiste anche nel nostro paese. E il problema è questo. La differenza tra l’ondata dello scorso anno e quella di quest’anno è, ovviamente, la presenza dei vaccini, oltre che la presenza di una variante infinitamente più contagiosa rispetto al ceppo originario del virus. Ma mentre contro il Covid-19 un vaccino esiste – un vaccino che, come documentato dall’Istituto superiore di sanità, previene l’ospedalizzazione nel 91 per cento dei casi, previene il ricovero in terapia intensiva nel 95 per cento dei casi ed evita il decesso nel 91 per cento dei casi – un vaccino contro la pandemia dell’imbecillità, come dice lo Spiegel, non esiste. E per questo occorre riconoscere che, in Germania come in Italia, la saldatura più pericolosa in questa fase della pandemia non è tra gli estremisti e i No vax, ma è, semmai, tra i populisti e i Free vax.

 

Un anno fa, il problema della pandemia era legato, oltre che alla non presenza dei vaccini, alla lentezza degli stati. Oggi il problema della pandemia, forse l’emergenza numero uno, è legato prevalentemente alla presenza di un populismo più o meno residuo che anche di fronte a un’emergenza pandemica non rinuncia a giocare con le verità alternative. E se in Italia la situazione è, al momento, diversa rispetto a quella tedesca lo si deve non solo alle misure messe in campo in anticipo sui tempi dal governo Draghi (Dio benedica il green pass) ma anche alla presenza sulla scena di alcuni governatori di centrodestra (Attilio Fontana in Lombardia, Luca Zaia in Veneto, Massimiliano Fedriga in Friuli Venezia Giulia, Roberto Occhiuto in Calabria, Giovanni Toti in Liguria) che anche a costo di indispettire i leader dei partiti di riferimento hanno scelto di combattere a loro modo la pandemia dell’imbecillità invitando i propri cittadini a vaccinarsi (tutti, senza i distinguo fatti da Meloni e Salvini con i giovani), accettando come una benedizione il green pass e chiedendo al governo di fare quello che i leader della propria coalizione non hanno il coraggio di dire fino in fondo: mettere in campo tutte le misure necessarie, whatever it takes, per combattere il virus. Nella consapevolezza che ciascuno di noi può essere libero di non vaccinarsi ma non può essere libero di togliere la libertà a chi è vaccinato.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.