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Dati e numeri

Perché Berlino e la Sassonia hanno chiuso fuori i non vaccinati

Daniel Mosseri

La Germania deve fare i conti con un tasso di incidenza record di 249,1 casi ogni 100mila abitanti. Ma le differenze fra regioni sono enormi: il Coronavirus fa breccia in quelle con meno persone immunizzate

È il paese europeo che ha direttamente finanziato lo studio per mettere a punto un vaccino contro il Coronavirus, un’operazione portata a termine dalla BioNTech di Magonza. La Germania è anche il paese che seppe meglio gestire la prima ondata della pandemia tutelando, meglio di altri nazione europee, i propri medici e i propri anziani. Con queste premesse si potrebbe pensare che anche durante la quarta ondata la Repubblica federale tedesca sia ancora la prima della classe. Così non è. Gli ultimi dati diffusi dall’Istituto Robert Koch parlano di 50.196 nuovi casi registrati in un solo giorno, con 235 decessi legati al Covid e un tasso di incidenza a livello nazionale di 249,1 casi ogni 100mila abitanti. Ma la Germania è una nazione molto grande e le differenze regionali sono marcate: se nel nordico circondario di Steinburg (nello Schwlesig-Holstein) l’incidenza è a quota 49 mentre sale a 85 nella vicina Brema, nel distretto bavarese di Rottal-Inn il livello si impenna a 1.140 e raggiunge l’impressionante quota di 1.567 casi ogni 100 mila abitanti nel circondario dei Monti Metalliferi (Erzgebirgskreis) in Sassonia.

 

Il coronavirus picchia fortissimo dove più bassa è la percentuale delle persone immunizzate. A fronte di un 67,3 per cento a livello nazionale, la percentuale dei vaccinati in Sassonia è del 57,3 per cento, del 61,3 nell’orientale Turingia mentre è del 79 a Brema e del 72,8 ad Amburgo. Nella patria storica delle cure alternative, madre dell’omeopatia, con le città costellate da ambulatori di naturopati, la battaglia delle vaccinazioni è stata persa né ha contribuito la lunga campagna elettorale del 2021, durante la quale poche cassandre di sinistra si sono appellate ai tedeschi affinché si vaccinassero. Se la Germania è ricorsa in passato a lockdown rigorosi, non è stata invece adottata alcuna misura analoga al green pass. Di obbligo vaccinale limitatamente al personale medico si è ricominciato a discutere solo pochi giorni fa, dopo una nuova strage di anziani - 13 morti - in una casa di riposo di Osthofen in Renania-Palatinato frequentata da dottori e infermieri no vax.

 

Berlino e la Sassonia sono corsi ai ripari reinserendo l’obbligo di mascherine nelle scuole e introducendo la regola del 2G: nei locali al chiuso possono entrare solo le persone vaccinate o guarite dal coronavirus; i non vaccinati restano fuori anche con tampone negativo. Gli ospedali hanno di nuovo cominciato a rimandare gli interventi non urgenti per fare spazio ai tanti nuovi casi di Covid. Oggi è intervenuto il re dei virologi tedeschi, Christian Droste, per spiegare che “non abbiamo una pandemia di non vaccinati, abbiamo una pandemia a cui tutti contribuiscono, compresi i vaccinati, anche se un po' meno.” Da cui l’appello a “chiudere i gap nelle vaccinazioni con tutte le nostre forze: se l'intera popolazione adulta fosse stata vaccinata a livello nazionale, ogni nuovo caso di malattia sarebbe un caso di infezione post-vaccinale, e non sarebbe così drammatico”.
 

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