Più QAnon, più Covid

Daniele Raineri

Quarta ondata: dove c’è molto complottismo c’è molta pandemia. Una coincidenza? Non crediamo

È un confronto impossibile da fare, perché ogni paese ha regole diverse contro la pandemia, popolazioni diverse e condizioni diverse (anche climatiche e contano molto). Ma prima o poi ci sarà uno studio statistico serio che riuscirà a scoprire se c’è una correlazione tra la percentuale di complottisti in un dato paese e i numeri dei morti, dei contagiati e dei posti occupati in terapia intensiva nei vari paesi d’Europa in questa ondata autunnale di Covid – che a differenza di quella dell’anno scorso avviene in un mondo che ha già a disposizione da undici mesi il vaccino anti Covid. Come si diceva appena poche righe fa, ci sono così tanti fattori in gioco che stabilire una connessione tra complottismi e quarta ondata della pandemia è complesso e non abbiamo ancora tutti i dati che servirebbero. E però alcune coincidenze balzano all’occhio. La Germania sta andando peggio di noi, chiude di nuovo ed è anche il paese con la più grande comunità di seguaci della setta di QAnon fuori dagli Stati Uniti – che hanno pure loro un problema grave di rigetto antivaccinista nella popolazione. E’ un caso? Se fossimo complottisti diremmo di no. Secondo uno studio pubblicato a marzo (vedi Cambridge University Press) il dieci per cento dei tedeschi crede con forza a una qualche teoria del complotto legata alla pandemia e il venti per cento ci crede fino a un certo punto. Sommate, queste due fasce della popolazione fanno il trenta per cento dei tedeschi, che è un problema da gestire. Per ora la percentuale di vaccinati con doppia dose in Germania è arrivata al 66 per cento, sei punti di ritardo rispetto alla nostra. 

 

Vuol dire che se la Germania avesse vaccinato quanto l’Italia oggi ci sarebbero cinque milioni di tedeschi vaccinati in più. Sono calcoli a spanne che nemmeno dal salumiere e come si è detto ci sono molti altri fattori da contare (l’autunno di Amalfi è diverso dall’autunno di Francoforte), ma i paesi dove il complottismo va forte potrebbero essere quelli che in occidente se la cavano peggio. Il culto di QAnon ha un seguito forte anche nel Regno Unito e in Finlandia, due paesi che oggi hanno dati pessimi, ma di nuovo: il ruolo del complottismo nella diffusione della pandemia è offuscato da altri fattori. Il governo inglese ha sfidato le raccomandazioni in senso contrario e ha deciso molto presto per l’azzeramento delle misure di precauzione contro il virus e la Finlandia ha condizioni ancora diverse e incomparabili. 

 

Per chi si chiede quanto c’entrino QAnon e antivaccinismo: c’è una sovrapposizione fortissima tra i segmenti della popolazione vulnerabili a QAnon e quelli vulnerabili ai complotti antivaccinisti, come dimostra uno studio riservato condotto dagli scienziati di Facebook – che ormai dispongono di una mole di dati sull’umanità senza precedenti nella storia. Non è l’emergenza mondiale a creare gli scettici. E’ lo stesso tipo umano già suscettibile a QAnon che trova nella pandemia un trigger irresistibile. E così nel 2020 l’idea era che il Covid aiutava molto la diffusione dei complottismi perché favoriva l’isolamento e la disinformazione online. Nel 2021 anche il contrario è vero: i complottisti aiutano molto la diffusione del Covid perché ostacolano le campagne di vaccinazione.

 

L’Europa dell’est, con i suoi dati disastrosi per quel che riguarda la pandemia, è un buon esempio di questa correlazione. La sfiducia nel governo ereditata dall’epoca sovietica si salda in molti paesi dell’est con i nuovi complottismi sponsorizzati dai partiti populisti contro l’Unione europea e il globalismo. A questo riguardo la Russia è diventata un caso limite: la popolazione non si vaccina perché non ha fiducia nel governo e nel vaccino. “Anni di complottismo di stato – commentava il Moscow Times – adesso tornano indietro a farci male”.

  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)