Stefan Sauer/dpa via AP 

Pronti al freddo?

Il blocco di Nord Stream 2 è solo formale, ma il rinvio peserà

David Carretta

La Germania ferma il gasdotto: manca la sussidiaria per gestire il tratto tedesco. Sale il prezzo del gas. Le riserve scarse dell’Ue e il ritardo che mette Putin nei guai

Nord Stream 2 ha subìto un’inattesa battuta d’arresto, quando il 16 novembre l’Autorità federale tedesca per le reti ha sospeso la procedura di certificazione del gasdotto russo come operatore di trasmissione indipendente, per ragioni formali. Il via libera a Nord Stream 2 non è compromesso. Ma la notizia è stata sufficiente a far ripartire verso l’alto il prezzo del gas in Europa. Il contratto di dicembre del Ttf – il future a un mese olandese utilizzato come riferimento per il mercato europeo – è passato in pochi secondi da 84 a 89,5 euro Megawatt ora. Operatori e analisti vedono la Russia come la chiave per risolvere il problema dei prezzi dell’energia nel breve periodo. Ma hanno anche ben presente la facilità con cui Vladimir Putin fa oscillare i listini europei.  Che sia per irritazione o destabilizzazione, la paura è che questo inverno Putin decida di lasciare al freddo l’Europa.

La Bundesnetzagentur ha contestato Nord Stream 2 AG, che è di proprietà di Gazprom e ha sede a Zug in Svizzera, di non aver creato una sussidiaria tedesca per gestire il tratto di gasdotto che passa in Germania, come previsto dalla legislazione nazionale ed europea. “Questa sussidiaria deve diventare il proprietario e l’operatore della parte tedesca del gasdotto”, ha detto l’Autorità federale per le reti: “La procedura di certificazione rimarrà sospesa fino a quando gli attivi principali e le risorse umane non saranno trasferiti alla sussidiaria”. Una volta che sarà presentata la nuova documentazione, la Bundesnetzagentur “sarà in grado di riprendere il suo esame nel restante periodo di quattro mesi previsto dalla legge”. L’intoppo paradossalmente serve a facilitare l’approvazione del gasdotto da parte della Commissione europea. Dopo la sua valutazione sulla certificazione, la Bundesnetzagentur deve trasmettere la bozza a Bruxelles. La Commissione ha poi due mesi per esprimere il suo parere sulla conformità con la legislazione dell’Ue. Secondo le direttive europee, la gestione della rete e la distribuzione del gas devono essere due attività separate. Superato l’ostacolo a Bruxelles, l’Autorità tedesca ha altri due mesi per formalizzare la certificazione. In termini di domanda europea e andamento del prezzo del gas, l’entrata in funzione di Nord Stream 2 ad aprile o luglio del 2022 non fa grande differenza. Un via libera a gennaio, per contro, consentirebbe di non finire l’inverno con le riserve di gas praticamente vuote.

Nord Stream 2 è stato completato il 10 settembre. All’epoca, quando i prezzi dell’energia erano già in risalita, Gazprom aveva detto di essere pronta a fornire all’Ue oltre 5 miliardi di metri cubi di gas entro la fine del 2021. Ma i russi erano consapevoli che il gasdotto non sarebbe entrato in funzione durante l’inverno. Secondo le stime più ottimistiche, Nord Stream 2 non potrà operare prima del prossimo aprile. Nel frattempo, pur rispettando i contratti di lungo periodo, Gazprom di fatto è scomparsa dal mercato “spot”, che determina i prezzi del gas e dell’elettricità all’ingrosso nell’Ue. Il colosso russo non ha nemmeno riempito i suoi impianti di stoccaggio in Europa, lasciando diversi paesi con poche riserve per l’inverno. 

Alcuni sospettano che Putin abbia tenuto i rubinetti semichiusi negli ultimi mesi per spingere la Germania e l’Ue ad accelerare l’approvazione di Nord Stream 2. Altri (in particolare la Polonia, ma anche l’Amministrazione Biden) ritengono che Putin stia utilizzando il gas per destabilizzare l’Europa, come fa con soldati e armi al confine dell’Ucraina e con i migranti (attraverso Alexander Lukashenka) al confine tra Bielorussia e Polonia. Le richieste dei paesi europei alla Russia di aumentare le forniture attraverso il mercato spot sono rimaste inascoltate. La Moldavia si è vista tagliare il gas e il suo contratto è stato rinnovato solo quando il governo pro occidentale ha accettato di rimettere in discussione i suoi accordi commerciali con l’Ue. Nel frattempo, il gasdotto “Fratellanza” che transita attraverso l’Ucraina rimane sottoutilizzato da Gazprom, privando Kiev di entrate finanziarie significative. Anche Yamal, che passa dalla Bielorussia, non viene usato a pieno regime, ma Lukashenka minaccia comunque di chiudere il transito. 

Le tensioni attorno all’Ucraina, con la Russia che ammassa di nuovo truppe alla frontiera e gli Stati Uniti che lanciano l’allarme invasione, costituiscono un ulteriore elemento di incertezza. La Germania potrebbe essere costretta a smettere di trattare Nord Stream 2 come un semplice progetto commerciale. Il probabile prossimo cancelliere, il socialdemocratico Olaf Scholz, non dovrebbe cambiare linea rispetto ad Angela Merkel, che ha sempre difeso il gasdotto malgrado le critiche dei partner europei e americano. Ma un’aggressione all’Ucraina potrebbe spingere Verdi e liberali a esigere lo stop. Per questo ogni giorno di ritardo nella certificazione di Nord Stream 2, anche solo per ragioni tecniche, diventa un problema per Putin.