Quanto contano le battaglie climatiche nella campagna elettorale tedesca

Micol Flammini

Dopo le alluvioni che hanno colpito la Germania, i temi ambientali, già molto presenti nel dibattuto politico, stanno diventando sempre più centrali. Armin Laschet, leader della Cdu, dice che le politiche per il clima hanno bisogno di "slancio". Per i Verdi questa è la battaglia naturale. Le posizioni diverse tra i partiti

Armin Laschet, il candidato della Cdu di Angela Merkel alla cancelleria, è stato il primo a recarsi sui luoghi dell’alluvione. Aveva un impegno elettorale in Baviera, ma ha disdetto tutto per andare a Hagen, nel Nord Reno-Vestfalia, che è tra i Länder più colpiti  ed è anche quello che Laschet governa dal 2017. Si è infilato gli stivali e guardando il  suo giro tra le strade piene di fango, acqua e distruzione a tanti è venuta in mente l’immagine di un’altra alluvione, quella del 2002. All’epoca il cancelliere era Gerard Schröder, era agosto, e ci sarebbero state le elezioni il mese successivo: Schröder, leader dell’Spd, ottenne un secondo mandato con soli tre seggi in più della Cdu. Thomas Wieder del Monde ha scritto che l’attivismo del cancelliere socialdemocratico  durante l’alluvione fu un momento cruciale per la sua rielezione. 

 

Dopo Laschet, anche Olaf Scholz, attuale ministro delle Finanze e candidato dei socialdemocratici, e Annalena Baerbock, leader dei Verdi, sono andati sui luoghi del disastro. Hanno tutti espresso il loro dispiacere per la tragedia, usando parole molto merkeliane – la cancelliera era a Washington da dove ha rilasciato una dichiarazione speciale per la “tragedia” che ha colpito il suo paese – hanno parlato della necessità di aiutare economicamente e di pensare al futuro del paese  con misure contro il cambiamento climatico. Questa non è la prima alluvione che colpisce la Germania,  oltre a quella del 2002, che interessò l’Europa centro orientale e soprattutto Dresda e Praga, ce ne fu un’altra nel 2013,  oltre al precedente del 1954, quando il Danubio superò i dodici metri. Ma la paura è che questi fenomeni possano diventare sempre più frequenti e in un paese in cui i temi ambientali già da qualche anno sono al centro del dibattito pubblico, l’alluvione ha avuto un impatto immediato anche sulla campagna elettorale, in cui il clima era già molto presente. 

 

A Hagen, Laschet ha detto: “Abbiamo bisogno di prendere più velocemente delle misure che proteggano il clima, a livello nazionale, europeo e mondiale. Serve più slancio”. Un appello che i Grünen fanno da molto tempo, eppure nel pensare a una possibile coalizione verde-nera uno dei temi sui quali c’è poco accordo è proprio quello ambientale. Il programma elettorale di Laschet e della Cdu è stato criticato proprio perché molto vago sulle questioni climatiche e questa settimana, il leader cristanodemocratico ha anche sollevato qualche perplessità sul programma europeo “Fit for 55” – il piano dell’Ue per ridurre del 55 per cento le emissioni entro il 2030 – che prevede anche lo stop della vendita di auto a benzina e diesel dal 2035. Sulla stampa tedesca sono comparsi rimproveri a Laschet con l’accusa di aver cambiato posizione a favore di una svolta verde dopo la tragedia, ma il candidato alla cancelleria ha saputo rispondere che come ministro presidente del Nord Reno-Vestfalia si era già messo a lavoro, che il suo Land si è impegnato molto per la chiusura delle miniere di carbone e che non è semplice, né umanamente né a livello elettorale, comunicare la decisione ai minatori. 

 

Se Scholz, da ministro delle Finanze in carica e molto popolare, in questi mesi sta insistendo più sugli aiuti economici post pandemia e ora anche post alluvione, sono i Verdi quelli che dell’ambiente hanno fatto la battaglia centrale di questa elezione. La loro popolarità è in calo, nonostante dopo l’annuncio della candidatura di Annalena Baerbock avessero  raggiunto il 30 per cento e superato anche la Cdu. Gli ultimi sondaggi li attestano al 17 per cento e questa caduta è stata causata sia dagli scandali che hanno colpito la Baeborck – le inesattezze sul curriculum e l’accusa di plagio per il suo libro – sia dalla lotta interna al partito. Politico scrive che l’alluvione per i Grünen rappresenta un’occasione per concentrare l’attenzione della campagna elettorale sull’ambiente e quindi su di loro. Ma i Verdi procedono con cautela: non vogliono dare l’impressione di strumentalizzare la tragedia. Nel 1990, alle prime elezioni della nazione non più divisa tra est e ovest, i Verdi si erano presentati con un motto: “Tutti parlano della Germania, noi parliamo del clima”. Ormai parlare di clima, con sfumature diverse, è però  una costante della politica tedesca, per questo una parte  dei Grünen contesta la linea moderata della Baerbock: i più radicali sostengono che ci sia ampio spazio da coprire sulle tematiche ambientali, ma questo spazio non si trova al centro, tra i realisti,  bisogna essere più ambiziosi, vale a dire radicali. 

 

Cdu, Spd e Verdi continuano ad avere posizioni diverse sull’ambiente che, nonostante dopo la tragedia sembrano essersi allineate, potrebbero risultare difficili da armonizzare  durante la costruzione della futura coalizione di governo. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.