appunti per il g7

BioNTech è pronta a portare la tecnologia mRna in Africa

Micol Flammini

Esportare vaccini rimane uno degli imperativi dell'Ue, ma con i leader riuniti in Cornovaglia Bruxelles vuole insistere anche su un'altra strategia: bisogna insegnare a produrre

Mercoledì il governo americano ha annunciato che donerà cinquecento milioni di dosi di vaccino Pfizer\BioNTech a Covax, il programma internazionale creato nel giugno del 2020 per garantire un accesso equo ai vaccini per i paesi più poveri. La donazione è cospicua, 200 milioni di dosi verranno donate quest’anno e 300 milioni all’inizio del 2022, ed è anche un biglietto da visita di Joe Biden per il suo tour europeo, il suo primo viaggio all’estero da presidente degli Stati Uniti. Accelerare le vaccinazioni nei paesi a basso e medio reddito è un argomento sul quale l’Unione europea ha sempre insistito molto, dopo  tutto è anche stata tra i maggiori esportatori di vaccini e ora che le somministrazioni procedono a ritmo sostenuto sul territorio comunitario, è sempre  più concentrata sull’idea di iniziare a occuparsi delle vaccinazioni del continente africano, dove finora sono state fatte soltanto 39 milioni di iniezioni, il 2 per cento di quelle globali. Più che donare, è un’altra l’idea sulla quale vuole puntare Bruxelles: rendere l’Africa  autonoma nella somministrazione e nella produzione dei farmaci. Una strategia molto diversa dalla liberalizzazione dei brevetti proposta da Joe Biden a inizio maggio. 

 

L’Unione europea propone una strategia a lungo termine che possa portare in Africa il know-how e BioNTech si è subito candidata per iniziare a realizzare il progetto. “Dobbiamo renderlo possibile, non c’è motiva perché non debba esserlo”, ha detto il cofondatore dell’azienda tedesca, Ugur Sahin, durante un incontro con i presidenti della Commissione e del Consiglio europei, Ursula von der Leyen e Charles Michel. Ci vorrà tempo, vanno cercati i partner giusti, ma va garantita la capacità di produzione, fornendo i mezzi,  le capacità e le tecnologie. E’ una sfida, molto più grande della sospensione dei brevetti, ma gli scienziati che hanno studiato  i vaccini a mRna sostengono che la nuova tecnologia  potrebbe rivelarsi importante non soltanto contro il Covid, ma anche per combattere altre malattie presenti soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Non è un problema di strutture, ha detto Sahin, quelle possono essere adattate anche in poche settimane, sono  le abilità  le più complicate da acquisire. E su quelle bisognerà lavorare molto.  

 

La Commissione ha già annunciato un piano di investimenti di un miliardo di euro per la produzione di vaccini in Africa e aveva stimato che spingere il continente africano a produrre il 60 per cento dei vaccini consumati nel proprio territorio, era un obiettivo realizzabile entro il 2040. Ma ovviamente il piano non è fattibile senza il sostegno delle aziende farmaceutiche. Pfizer/BioNtech aveva già deciso di aumentare la sua produzione per il vaccino contro il Covid-19, dai  2,5 già annunciati per il 2021 a 3. La maggior parte di queste dosi sarà mandata ai paesi a reddito medio basso e vendute a prezzo di costo. Esportare la tecnologia mRna è però un passo successivo, molto più ambizioso. 

 

Al G7, i vaccini e la possibilità di aumentare le vaccinazioni saranno tra gli argomenti di dibattito tra i leader. L’Unione europea arriverà in Cornovaglia con un primato: avrà prodotto 700 milioni di dosi di vaccini Covid-19, di cui circa 350 milioni esportati. Ribadirà  l’imperativo  che è stato il protagonista del Global Health Summit di Roma: esportare. Ma  insisterà molto  sulla sua strategia: esportiamo i vaccini sì, ma anche la tecnologia. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.