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Moreno e la parità

Mauro Zanon

Gran intervento della ministra di Macron per tenere la Francia al riparo dalla cancel culture

La cultura woke è molto pericolosa e non dovremmo importarla in Francia”, ha detto martedì a Bloomberg Elisabeth Moreno, la ministra francese delle Pari opportunità e della Diversità. La lotta contro ogni discriminazione e i determinismi sociali è una priorità del presidente Macron fin dall’inizio del mandato, l’essenza della sua promessa di emancipazione degli individui, ma ciò non significa che gli eccessi dell’ideologia antirazzista e del politicamente corretto provenienti da oltreoceano debbano essere accolti e assorbiti dalla società francese: la Francia ha una storia diversa rispetto agli Stati Uniti e ha nell’universalismo la sua bussola indispensabile. “L’universalismo francese è una filosofia che riconosce le persone per come sono, e non perché sono donne, Lgbt+ o di una diversa etnia”, ha spiegato la Moreno alla testata americana.

 

La wokeness, cioè il politicamente corretto portato ai suoi estremi, non è benvenuta nella Francia di Macron, nonostante una certa frangia della gauche radicale, quella di Jean-Luc Mélenchon, ne riprenda il lessico e i peggiori tic, quelli che portano a denunciare un presunto “white privilege” e a organizzare “riunioni non miste” nelle università, cui i bianchi non possono partecipare perché farebbero parte dei “dominanti” e sarebbero gli artefici del “razzismo sistemico”. Secondo la ministra, nata a Capo Verde da padre operaio e mamma che faceva le pulizie per mantenere i suoi sei figli, nessuno deve essere escluso da una conversazione perché ha un certo colore di pelle o fa parte di una certa classe sociale, come sostiene la sinistra “woke”. In materia di discriminazioni, “si sta alzando la voce, è qualcosa di positivo, ma ogni persona deve poter lottare contro le discriminazioni. Non puoi chiedere a qualcuno di non parlare di un certo tema perché non sarebbe legittimato. Non ha senso”, ha affermato la ministra francese.

 

Criticare la cultura woke non vuol dire abbassare la guardia sulle disparità di genere, sulle diseguaglianze sociali e sulle difficoltà vissute da alcune minoranze, ma rifiutare che in Francia si installi un clima avvelenato di “delazione quotidiana” dove “ogni rapporto tra uomo e donna è sospettato di dominazione”, come disse l’inquilino dell’Eliseo in uno dei suoi discorsi di inizio mandato. Lo scorso gennaio, Elisabeth Moreno ha lanciato l’“index de la diversité”, uno strumento che permetterà alle imprese di dotarsi di politiche di reclutamento più inclusive, mettendo in pratica azioni correttive lì dove la diversità non è garantita. Entro la fine dell’anno, la ministra di Macron si augura inoltre di approvare la legge per “l’uguaglianza professionale tra donne e uomini”, che imporrà alle imprese con più di mille dipendenti di avere almeno il 30 per cento di donne tra i dirigenti nel 2027 e il 40 per cento nel 2030.

 

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