Il 2020 è peggio del 2016. E i cyberattacchi sono sempre russi
Alcune intelligence occidentali hanno denunciato attacchi per violare segreti sui vaccini per il coronavirus. Protagonista Cozy Bear, unità molto sofisticata già coinvolta nell’hackeraggio del server del Democratic National Committee
È facile perdersi tra i nomi degli hacker che di continuo violano segreti nazionali, commerciali, personali (che sono gli unici che ci fanno saltare sulla sedia e invocare punizioni stellari), spesso sono codici o nomi in codice e in ogni caso sono fatti per essere dimenticati in fretta ché buona parte della sopravvivenza degli hacker è garantita dalla nostra distrazione. Ma non c’è bisogno di troppi sforzi di memoria: cambiano i nomi ma i cyberattacchi sono sempre russi. Anzi, a volte non li cambiano neppure i nomi, e forse questo è il dettaglio più inquietante di un processo di destabilizzazione messo in piedi dalla Russia da molti anni ma che centra bersagli importanti dal 2016.
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- Paola Peduzzi
Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi