Europa ma non solo. Merkel e il miracolo della Germania diventata buona
Ha domato i populismi imponendo la solidarietà in Europa. Per la prima volta da molto tempo, in Italia ma non solo, l’egemonia tedesca nell'Unione europea non è un processo che viene osservato con preoccupazione
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Ha messo in un angolo gli istinti antieuropeisti della sua nazione, combattendo per avere il Recovery fund e riuscendo a dimostrare che l’interesse dell’Europa coincide con l’interesse del proprio paese. Ha affrontato l’emergenza sanitaria come pochi altri leader al mondo, riuscendo a non mettere in contrapposizione la tutela della salute dei cittadini con la tutela del benessere del proprio paese. Ha offerto formidabili lezioni sul modo in cui una destra moderna può prosperare senza essere sottomessa al populismo, riuscendo a tenere il suo partito in ogni angolo del paese lontano dai partiti xenofobi. Ha dimostrato che essere rigoristi sui conti non significa chiedere il sangue ai propri cittadini ma significa al contrario proteggere i propri cittadini e lo ha fatto riuscendo a far diventare popolare l’idea non populista di spendere denaro per investire non sul futuro dei propri sondaggi ma sul futuro del proprio paese. Ha ricordato ai leader dei paesi che un tempo la consideravano nemica che il benessere della sua nazione e la vitalità delle sue imprese non sono in contrapposizione con il benessere e la vitalità delle imprese di altre nazioni ma al contrario sono direttamente collegati: se vanno bene le sue imprese, vanno bene anche le nostre imprese; se si creano ostacoli per le sue imprese, si creano ostacoli anche per le nostre imprese. Ha aiutato l’Europa a ritrovare se stessa nel momento più difficile della sua storia mettendo in un angolo i paesi che qualcuno definisce “frugali” ma che altri giustamente definiscono “avari”, ricordando che anche un paese forte come il suo, per crescere e prosperare, non ha bisogno di più egoismo ma ha bisogno di più solidarietà. Ha fatto tutto questo riuscendo contestualmente ad avere uno dei tassi di mortalità del coronavirus più bassi d’Europa, uno dei sistemi di monitoraggio dei contagiati più efficienti d’Europa, uno dei migliori rapporti al mondo tra numero di abitanti e numero di posti in terapia intensiva, uno dei pochi sistemi industriali che non hanno smesso di lavorare durante i mesi più duri della pandemia – e non ultimo uno dei pochi campionati di calcio riusciti a riaprire in tempo utile per evitare una crisi di panico e di nervi dei tifosi. Questo lungo ma forse non esaustivo elenco di magnifiche lezioni raccolte durante i drammatici mesi della pandemia non riguarda una categoria dello spirito ma riguarda un leader che negli ultimi mesi è riuscito o meglio è riuscita a fare quello che pochi suoi predecessori erano riusciti a fare: trasformare il suo paese non in un nemico da combattere politicamente con tutte le forze a disposizione ma in un formidabile alleato da coltivare e persino da ammirare.
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- Claudio Cerasa Direttore
Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.