Vladimir Putin (foto LaPresse)

Il presidente bambino

Redazione

Putin non vuole responsabilità per il coronavirus. Il portavoce positivo

Mentre i contagiati in Russia crescevano e lunedì la nazione diventava la terza al mondo per numero di casi, mentre uno degli ospedali Covid a San Pietroburgo prendeva fuoco, Vladimir Putin si affacciava in televisione per dire ai suoi concittadini che il “periodo senza lavoro” era finito. Il “periodo senza lavoro” è l’espressione usata sin dall’inizio della pandemia dal presidente russo per non pronunciare la parola quarantena, per far apparire la crisi sanitaria un po’ più morbida e le restrizioni più frivole. Poi il presidente ha ammesso che la lotta al virus non è finita, impossibile dire il contrario con più di diecimila nuovi contagiati al giorno, ma quello che è finito è l’ordine da parte del governo di stare a casa e di chiudere le attività lavorative. Ci penseranno i governatori locali a imporre restrizioni severe, a dare gli ordini che nessuno vuole sentirsi dare e le brutte notizie.

 

 

Putin ha terminato il suo compito, ha demandato le responsabilità, come ha cercato di fare dall’inizio dell’emergenza, che gli è arrivata anche dentro al Cremlino: dopo l’annuncio del primo ministro Mishustin, ieri anche il portavoce Dmitri Peskov ha detto di essere positivo al coronavirus ed è in ospedale. Il paese continua a cercare una exit strategy, ma intanto Putin potrà concentrarsi sui suoi progetti politici. Quella Costituzione riformata che potrebbe concedergli di rimanere presidente fino al 2036 e quel referendum con cui i russi dovranno approvarla. Certo, per il voto dovrà attendere che la pandemia passi, che qualcuno pensi a un vaccino e magari che i cittadini si dimentichino degli ospedali che prendevano fuoco, delle mascherine che non c’erano, del suo silenzio prima di ammettere che no, la situazione non era “sotto controllo”. Ma anche a questo, a rispondere alle proteste, ci penseranno i governatori locali. Lui durante il suo ventesimo anno al Cremlino – non sono proprio venti, ama specificare, dal 2008 al 2012 è stato premier – può pensare ai suoi disegni politici. La Russia sembra essere uno sfondo per Putin, il capo bambino che anche durante una crisi sanitaria ed economica durissima ha continuato con la sua gestione immatura della presidenza: a lui il potere, le responsabilità agli altri.