Nel Museo tedesco-russo di Berlino, un fiore nella canna del cannone

Mai più soli. La nostra Festa dell'Europa con gli “Anticorpi per il futuro”

Micol Flammini

La risposta dell’Unione è arrivata, è stata forte e ha fatto capire che il progetto europeo è ancora in grado di dimostrare solidarietà attraverso iniziative coordinate: finanziamenti, fondi, ricerca, flessibilità

Roma. Ci sarà il mondo del prima e il modo del dopo, dicono. Nel mondo del presente, regolato e distanziato dal coronavirus, abbiamo visto cambiare il quotidiano. Ma anche lo straordinario è cambiato e il new normal, questa nuova entità che dobbiamo ancora decifrare, ci ha insegnato che se abbiamo voglia di celebrare dobbiamo farlo da lontano, trovare nuovi codici, nuove forme con gli stessi inni.

 

L’Italia se ne è accorta il 25 aprile, quando le celebrazioni per la Liberazione sono state alle finestre, dai balconi, ognuno con le proprie bandiere. Quella giornata ha prodotto una delle immagini che ci ricorderanno il vuoto di questi giorni: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella solo davanti all’Altare della patria.

 

Altri paesi europei se ne sono accorti ieri di cosa voglia dire celebrare una data importante nel mondo del Covid, quando Francia, Germania, Slovacchia, Repubblica ceca e Regno Unito hanno celebrato la Giornata della vittoria, i 75 anni dalla sconfitta del nazifascismo. Il vuoto sotto l’Arco di trionfo a Parigi, gli inchini di Emmanuel Macron che hanno sostituito le strette di mano, disinfettante ovunque, la giornata è trascorsa così, con una gran voglia di ricordarne l’importanza e con la paura che senza la folla attorno, senza i veterani, senza le parate, quella vittoria di settantacinque anni fa rimanesse intrappolata nella paura del virus. In Germania, Angela Merkel e Frank-Walter Steinmeier sono andati a posare la ghirlanda di fronte al memoriale di Berlino, tutto attorno il vuoto e gli echi di una parola tutta tedesca: Vergangenheitsbewältigung, “la rielaborazione del proprio passato”. Steinmeier ha detto ai tedeschi che l’8 maggio va considerato come un giorno di “gratitudine” e non di amarezza, e agli europei che abbiamo dovuto “ricordare da soli, ma non siamo soli”, così il presidente ha legato assieme la pandemia e gli eventi di 75 anni fa, quando l’Europa era così diversa da come la conosciamo, ma già desiderosa di rinascere con un nuovo spirito al quale cinque anni dopo Robert Schuman diede voce nella sua dichiarazione.

 

Era il 9 maggio del 1950 quando al Quai d’Orsay, il politico francese poneva le basi del progetto europeo, e quella data è stata scelta come festa dell’Europa, anche in onore a quella dichiarazione che esprimeva la voglia di un mondo nuovo. Questa costruzione non sarebbe stata facile, anche Schuman lo aveva detto, avremmo avuto bisogno di ambizione, di sogni, di speranze e di tanto sforzo anche: “La pace mondiale – così iniziava il suo discorso – non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che li minacciano”. L’Unione europea nasceva così, come una scelta coraggiosa, difficile, “un salto nell’ignoto”, come disse lo stesso Schuman, nella speranza di non rendere mai il futuro uguale al passato. L’Europa è stata immaginata sin dall’inizio come un progetto in continua formazione, “non potrà farsi in una sola volta”, aveva avvertito Schuman, ma uno degli elementi che già i padri fondatori avevano posto come essenziale per il suo successo è la solidarietà.

  

La pandemia ha fatto emergere alcune debolezze, gli europei tutti all’inizio erano disorientati. Abbiamo atteso una risposta comune, una risposta dell’Unione che alla fine è arrivata, è stata forte e ha fatto capire che il progetto europeo è ancora in grado di dimostrare solidarietà attraverso iniziative coordinate: finanziamenti, fondi, ricerca, flessibilità. Gli anticorpi che stiamo sviluppando mostrano che dalla pandemia possiamo uscire rafforzati. Servono idee, prospettive e fiducia. Per questo il Foglio sabato 9 maggio, in occasione della Festa dell’Europa, ha deciso di organizzare una giornata dedicata agli “Anticorpi del futuro” per chiedere a politici, scienziati, imprese e istituzioni europee a cosa assomiglierà questo nuova normalità di cui dobbiamo imparare a fidarci. (In diretta streaming sul Foglio.it, su Facebook e su YouTube)

  

 

Ieri, durante le celebrazioni nel vuoto di Berlino, Steinmeier ha detto: “Mai più significa mai più da soli. Dobbiamo pensare, sentire e agire come europei. Se non teniamo insieme l’Europa, durante questa pandemia e dopo, non renderemo onore all’8 maggio”. Buona festa dell’Europa a tutti!

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