Emmanuel Macron (foto LaPresse)

Il rischio di votare durante la pandemia

Mauro Zanon

Macron ha deciso di far muovere quaranta milioni di francesi verso le urne mentre inizia a mettere il lockdown alla Francia. Il retroscena di una decisione difficile, tra voglia di normalità ed emergenza inevitabile

Parigi. “È la più grave crisi sanitaria da un secolo a questa parte”, ha detto il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron, rivolgendosi ai suoi concittadini in diretta tv con un discorso solenne che ha segnato l’entrata della Francia in una nuova fase di lotta contro il coronavirus. Con toni gravi, l’inquilino dell’Eliseo ha annunciato la chiusura di scuole e università a partire da lunedì “fino a nuovo ordine”, ha invitato le imprese a favorire il telelavoro, gli over 70 e chi soffre di malattie croniche a restare a casa il più possibile, e ha dato l’impressione di essersi reso conto che il problema è molto più grave di quello che lui stesso pensava qualche settimana fa, quando anche la sua ministra della Salute, oggi candidata sindaco della République en marche a Parigi, Agnès Buzyn, diceva sicura che il “rischio di importazione del virus da Wuhan è praticamente inesistente”.

 

Ma nonostante il cambio di passo nella presa di coscienza del problema Covid-19, Macron ha annunciato che le elezioni municipali previste il 15 (primo turno) e il 22 marzo (secondo turno) si svolgeranno regolarmente. “In questo momento, è importante garantire la continuità democratica delle nostre istituzioni”, ha detto Macron ai francesi, invitandoli, tuttavia, a rispettare i “gesti barriera” nei seggi elettorali. La decisione di non posticipare le amministrative, che per la macronia rappresentano un test fondamentale per tastare il polso del paese, è stata presa, come rivelato dal Figaro, a termine di una giornata carica di tensione e nervosismi, con chiamate ripetute tra il presidente e i capi dell’opposizione, e ministri che hanno scoperto il mantenimento delle elezioni assieme a tutti gli altri francesi: in diretta televisiva.

 

Durante tutta la mattinata di giovedì, l’ipotesi di un rinvio delle elezioni municipali non è mai stata presa in considerazione. Poi, verso le 13.30, “il se passe quelque chose”, scrive il Figaro, succede qualcosa: Philippe annulla il suo meeting di campagna a Le Havre, dove è candidato sindaco, e il presidente riceve fra le mani una serie di note molto preoccupate sulla gestione della crisi da parte della Francia, a conferma dei timori manifestati da diversi esponenti del mondo scientifico, che nei giorni scorsi hanno evocato uno “scenario all’italiana inevitabile”.

 

“Gli hanno presentato delle analisi allarmistiche. Secondo loro, il primo turno era possibile, ma non il secondo”, ha confidato al Figaro un fedelissimo del capo dello stato francese. Macron inizia ad avere dei dubbi, a pensare di dover posticipare le elezioni, perché “la priorità assoluta della nazione è la sanita”, come dirà in seguito in diretta tv. A metà pomeriggio, “è un bordello”, riassume un membro di un gabinetto ministeriale, sono le 17.00 e non è ancora stata presa una decisione definitiva. Poi arriva la chiamata di Gérard Larcher, presidente del Senato in quota Républicains (destra gollista) che esprime la sua ferma opposizione al rinvio delle amministrative. Macron vacilla. Poco dopo, il presidente telefona al presidente del Consiglio costituzionale Laurent Fabius (socialista) e si riunisce con il suo primo ministro: entrambi sono sulla stessa linea di Larcher, le elezioni vanno mantenute

 

Tra le opzioni discusse all’Eliseo, c’era anche la proclamazione dello stato di emergenza, come dopo gli attentati jihadisti del 13 novembre 2015, o l’applicazione dell’articolo 16 della Costituzione, che prevede l’attribuzione di “poteri eccezionali” al capo dello stato per cause di forza maggiore. Oggi, molti osservatori parigini si chiedono quale sia il senso logico e scientifico di chiudere le scuole e le università a partire da lunedì e mantenere le elezioni che faranno muovere più di quaranta milioni di francesi (47,7 sono gli aventi diritto al voto), alla luce degli elevati rischi sanitari. “Siamo nel momento dell’accelerazione del virus”, ha detto oggi su Tf1 il primo ministro Philippe, annunciando il divieto di raduni con più di cento persone e un piano di rilancio economico ad aprile. 

 

“Le scuole resteranno chiuse fino a quando sarà necessario”, ha aggiunto il premier francese, sottolineando, a proposito delle amministrative, che “non c’è alcuna ragione scientifica per pensare che sia più pericoloso andare a votare che fare la spesa”. Ma la stragrande maggioranza dei medici non la pensa così. Éric Caumes, capo del reparto malattie infettive e tropicali dell’ospedale parigino Pitié-Salpêtrière, in diretta su Lci ha messo in guardia il ministro della Salute Olivier Véran dalla tendenza a minimizzare e a sottovalutare l’emergenza da coronavirus: “È meglio prendere ora misure come quelle italiane”. Prima che sia troppo tardi.  

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