Tra gli ecologisti catastrofisti di Londra si studia il “welfare degli arrestati”

Extinction Rebellion a Westminster con i veli rossi “del sangue versato da chi ignora il climate change”. Tre proposte vaghe

Gregorio Sorgi

Londra. Gli attivisti di Extinction Rebellion, il movimento ambientalista che lunedì ha iniziato una protesta di due settimane nei pressi di Westminster, a Londra, sono convinti di avere creato qualcosa di diverso dagli altri gruppi ecologisti. Molti di loro riconoscono che le campagne ambientaliste portate avanti in passato attraverso le petizioni, gli accordi e le lobby non hanno sortito alcun effetto: non resta che la disobbedienza civile. “Non abbiamo scelta. La contestazione è l’unico modo per farci notare dai governanti, che non possono più ignorare l’emergenza climatica”, racconta Laura, un’attivista di “Aged Agitators”, un gruppo di ambientalisti anziani che si battono “per il futuro dei nostri nipoti”. Ci sono molti bambini alla manifestazione, scrivono con il gesso gli slogan di Extinction Rebellion sui marciapiedi. Ai lati di Trafalgar Square, dove si è radunata la maggior parte degli attivisti, c’è un gran via vai. Alcune donne ricoperte da un velo rosso marciano in silenzio verso Westminster – il velo simboleggia “il sangue versato da chi ignora il cambiamento climatico”. Una dozzina di anziani vestiti con un impermeabile color argento simulano una marcia funebre e alcuni attivisti sono sdraiati a terra lungo il marciapiede per evocare lo stesso messaggio. Altri suonano la tromba o la cornamusa e ballano sulle note di “Power to the People” di John Lennon alzando al cielo gli stendardi con i loro slogan: “Rifletti/Ribella/Rifiuta”, “Il cambiamento è adesso”, “Potete ignorarci ma ve ne pentirete”.

 

 

I manifestanti dicono che i movimenti ecologisti tradizionali di cui hanno fatto parte, come Greenpeace o Friends of the Earth, non sono in grado di affrontare una situazione così critica. “Extinction Rebellion rappresenta qualcosa di diverso e innovativo”, spiega Rachel, un’altra attivista: “Molti dei nostri membri sono disposti a farsi arrestare pur di combattere la loro battaglia. Martedì andrò ad accogliere alcuni ragazzi che verranno rilasciati dal carcere, e cercherò di dar loro una mano”. Il movimento ha una sezione dedicata al “welfare degli arrestati”, e dispone di avvocati che spiegano agli attivisti le conseguenze penali delle proprie azioni oltre a suggerirgli come comportarsi in caso di detenzione. Più di mille attivisti sono stati arrestati durante le proteste dello scorso aprile, in cui hanno occupato cinque piazze del centro di Londra per undici giorni. Nel frattempo il movimento ha acquisito grande fama, aumentando i propri membri da 34 a 150 mila, e guadagnando l’endorsement di molti accademici e celebrità.

 

 

Le tre proposte del movimento sono piuttosto vaghe: “I governanti devono raccontare la verità sul cambiamento climatico”; “Agiamo subito per ridurre le emissioni di gas serra”; “Formiamo un’assemblea dei cittadini per gestire l’emergenza”. Il cofondatore di Extinction Rebellion, Roger Hallam, al momento si trova in carcere per avere tentato di sabotare il traffico aereo dell’aeroporto di Heathrow mandando un drone accanto alle piste di atterraggio, e la maggior parte degli attivisti sta dalla sua parte. “Violare le regole è legittimo perché il cambiamento climatico è un tema troppo importante”, dice Rachel rispondendo a una domanda sulle conseguenze legali delle proprie azioni. “Quando la tua casa è in fiamma – aggiunge – trovi delle soluzioni estreme per fuggire, a cui non avresti mai pensato in una situazione normale”. Alcuni attivisti paragonano i loro metodi alle battaglie per i diritti civili portate avanti da Gandhi in India o dalle Suffragette britanniche che ottennero il diritto di voto per le donne negli anni Venti. “La disobbedienza civile e non violenta eventualmente porta al cambiamento”, ripetono molti dimostranti mentre distribuiscono gli ultimi volantini di questo catastrofismo di piazza.