In Grecia finisce l'éra Tsipras. Al governo i conservatori di Nuova Democrazia

Con il 39,8 per cento delle preferenze il partito guidato da Kyriakos Mitsotakis vince le elezioni greche

È finita la stagione di Alexis Tsipras. In Grecia torna al governo il partito conservatore Nuova Democrazia (Nea Dimokratia, Nd), guidato da Kyriakos Mitsotakis. Il partito, dopo il successo delle europee in cui ha staccato Syriza di 10 punti (33 contro 23 per cento), si è imposto in larga misura anche alle politiche di ieri contro il primo ministro uscente, Alex Tsipras. Mitsotakis, che ha cavalcato le proteste di piazza contro l'applicazione delle misure dell'ultimo programma di assistenza finanziaria, concluso lo scorso agosto, vince con il 39,8 per cento rispetto al suo principale avversario, fermo al 31,56 per cento. La Grecia “rialza orgogliosamente la testa dopo un periodo doloroso” ha detto Mitsotakis e ha assicurato che lavorerà per abbassare le tasse e portare crescita e occupazione nel paese, il cavallo di battaglia del suo programma. Nd potrà governare in maniera autonoma, grazie alla maggioranza ottenuta alla Camera. Alle 13 di oggi ci sarà il passaggio di consegne: Mitsotakis presterà giuramento e potrà partecipare al Consiglio europeo da primo ministro greco. La formazione del governo sarà annunciata in serata e martedì giureranno tutti i ministri.

   

  

Tra i primi a congratularsi con il vincitore, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il presidente uscente della commissione Ue, Jean-Claude Juncker. Tsipras, ex antagonista divenuto alunno modello della Troika, costretto a gestire la peggiore crisi economica dal Dopoguerra a oggi tra austerity e riforme imposte, ha pagato i continui aggiustamenti economici che molti hanno letto come un tradimento. “Lasciamo a testa alta, quattro anni fa ci siamo occupati di un paese sull'orlo della bancarotta, e lasciamo un paese libero, in crescita e con riserve nelle sue casse, con l'interesse del debito al minimo storico”, ha affermato il premier uscente, riconoscendo la sconfitta. Il leader di Syriza ha dichiarato che il risultato riflette “il prezzo politico” delle difficili decisioni che ha dovuto prendere, ma “non costituisce una sconfitta strategica”. E su Twitter promette “eserciteremo un'opposizione responsabile ma allo stesso tempo vigorosa, difendendo le grandi conquiste del nostro popolo negli ultimi anni”.

  

  

Chi è il nuovo primo ministro Mitsotakis

Kyriakos Mitsotakis è un liberale-riformista ed europeista convinto. Per la Grecia è un ritorno alla normalità dopo la crisi economica e la sbornia populista o una restaurazione? Sul Foglio scrivevamo che “tutto dipenderà da come governerà Mitsotakis. Il suo programma è fortemente riformista, liberale – financo liberista – e modernizzatore. 'Siamo un centrodestra moderato e liberale', dice il leader del centrodestra. L’obiettivo è quello di cambiare la struttura economica del paese, facendo aumentare la produttività e il tasso di crescita attraverso investimenti esteri, liberalizzazioni, privatizzazioni, investimenti in innovazione e capitale umano. Ha promesso un taglio delle tasse sulle aziende e sulle proprietà rispettando gli stringenti obiettivi fiscali concordati con l’Europa, quindi da finanziare attraverso un taglio di pari entità della spesa corrente, in particolare quella spesa discrezionale e clientelare su cui hanno prosperato tutti i governi precedenti (inclusi quelli di Nuova Democrazia). Mitsotakis vuole andare oltre il riformismo riluttante di Syriza per proporre un riformismo convinto”.

 

“Mitsotakis ha studiato in università americane di eccellenza come Harvard e Stanford, ha lavorato in finanza in Chase Bank e McKinsey prima di entrare in politica, dove ha avuto un’esperienza da ministro con l’obiettivo di riformare e digitalizzare la pubblica amministrazione greca. Ma ha anche un background familiare da restauratore. E’ infatti un prodotto dell’establishment ateniese, il rampollo di una delle più importanti dinastie politiche della Grecia moderna (insieme ai Papandreou e ai Karamanlis)”.

 

    

Gli altri partiti

 
Solamente sei partiti su venti riescono ad entrare in Parlamento. Devono accontentarsi di 22 seggi i socialisti di Kinal (7,96 per cento) e di 15 seggi i comunisti del Kke, con il 5,33 per cento. La vera, grande sconfitta è la formazione di estrema destra Alba Dorata che, seppur per qualche decimale, non supera la soglia di sbarramento del 3 per cento e resta fuori dal Parlamento. Nel 2015 era terza forza politica della Grecia, con il 7 per cento dei voti si era aggiudicata 18 seggi. Resistono le nuove formazioni: la Soluzione greca, movimento nazionalista fondato dall'ex venditore tv Kyriakos Velopoulos, ottiene 10 seggi con il 3,74 per cento, e il Mepa25 dell'ex ministro della Finanze, Yanis Varoufakis, che prende 9 seggi con il 3,47 per cento dei voti.

 

L'affluenza è stata del 57,3 per cento, agli stessi livelli delle ultime elezioni nel settembre 2015 ma più alta rispetto al 2012 e al gennaio 2015. Nel 2009 toccò il minimo del 30 per cento.