Una piazza vuota nel piccolo paese di Doberlug-Kirchhain, nella Germania orientale

La vecchia Ddr sta morendo per la crisi demografica

Giulio Meotti

Dopo il 1990 nell'ex Germania dell'est il tasso di natalità è diminuito di quasi la metà. E c’entra anche la politica

Roma. “Le ‘infrastrutture sociali’ sono crollate: scuole, ospedali, strutture sportive e ricreative e istituzioni culturali hanno dovuto chiudere”. La Zeit, il primo settimanale tedesco, questa settimana dedica uno speciale al fenomeno più dirompente che si è consumato nella ex Germania dell’est: il depopolamento. “La migrazione verso l’occidente non è stata l’unica cosa che ha alterato la demografia della Germania orientale. Dopo il 1990, il tasso di natalità è diminuito di quasi la metà”.

  

Del fenomeno si è occupato ieri anche il Financial Times. “Manfred Grosser si considera fortunato a essere il parroco di Doberlug-Kirchhain, una pittoresca cittadina nella Germania orientale a metà strada tra Berlino e Dresda. Ma per ogni battesimo che celebra, Grosser presiede cinque funerali. Grosser e il suo gregge sono l’epicentro di un inesorabile spostamento della popolazione che sta per colpire gran parte della Germania orientale e ha iniziato a risuonare nel governo nazionale”. Il distretto di Elbe-Elster, che comprende la parrocchia di Grosser, presenta alcune delle peggiori prospettive demografiche in Europa. Secondo uno studio dell’Istituto di Berlino per la popolazione e lo sviluppo, entro il 2035 si prevede che perda un quarto della popolazione. Il declino della popolazione in età lavorativa sarà del 40 per cento. La maggior parte della ex Ddr ha così poche donne in età fertile che la ripresa e l’inversione sono quasi impossibili.

 

“A un certo punto, ci sono semplicemente poche persone rimaste che possono avere fisicamente dei figli”, ha detto Susanne Dähner, uno degli autori dello studio. Elbe-Elster è un caso estremo ma tutt’altro che isolato. “Di 77 distretti nella Germania orientale, 41 perderanno almeno il 30 per cento della popolazione in età lavorativa entro il 2035”. Joachim Ragnitz, professore di Economia presso l’Università di Dresda, ha affermato che la demografia è la maggiore sfida per la ex Ddr. “C’è una manciata di città che sta crescendo, ma altrove le regioni si stanno riducendo rapidamente”. Dähner ha dichiarato: “Per molto tempo il problema della Germania orientale è stato soprattutto la mancanza di posti di lavoro. Ora hanno quasi il problema opposto: stanno esaurendo i lavoratori”. Un’altra ragione per cui la questione della demografia sta guadagnando terreno nel dibattito nazionale è politica. Il partito di destra AfD ha ottenuto alcuni dei suoi risultati più forti nelle regioni più segnate dal declino della popolazione. “L’estrema destra sfrutta la percezione che questi distretti siano stati abbandonati dai governi regionali e federali e dimenticati dai fiorenti centri urbani della Germania”. Se non fosse per i graffiti sugli edifici abbandonati, ex città dell’est come Bitterfeld-Wolfen sembrerebbero prive di giovani. Le scuole sono diventate case di cura.

 

Se fosse ancora un paese, la Germania dell’est sarebbe la più vecchia nazione del mondo. A quasi trent’anni dall’unificazione, la regione subisce ancora la scossa dopo la caduta del Muro di Berlino nel 1989, quando milioni di persone, per lo più giovani, per lo più donne, fuggirono verso ovest. Coloro che sono rimasti hanno oggi tassi di natalità negativi da record. La popolazione orientale si ridurrà da 12,5 milioni nel 2016 a 8,7 milioni entro il 2060, secondo le statistiche del governo. Bitterfeld-Wolfen ha visto la sua popolazione precipitare da 75 mila nel 1989 a 40.500 oggi. Due terzi delle materne e oltre la metà delle scuole hanno chiuso dal 1990. Il numero di alunni che finiscono la scuola secondaria è dimezzato. I datori di lavoro lottano per riempire i posti vacanti. Afferma Frank Swiaczny del Federal Institute for Population Research, un think tank di Wiesbaden: “I bambini che non sono nati negli anni 90 non hanno avuto bambini dopo il 2010, è l’eco dell’eco”.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.