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Il primo alleato dei nostri agricoltori è l'Unione europea

Dario Bevilacqua

Con la Pac l’Ue non si limita a dare un sostegno economico, ma contribuisce a modernizzare le aziende del settore

Fulvio è un giovane agricoltore umbro: ha ereditato i campi dove il papà ha faticato per decenni e ora vuole provare a portare avanti il lascito paterno, scommettendo sulla produzione vinicola, sull’olio di qualità e sui prodotti biologici. Purtroppo, i continui cambiamenti climatici hanno reso le cose più difficili, tra siccità inaspettate alternate a piogge troppo abbondanti e gelate primaverili che fanno morire i germogli delle piante da frutto. Di fronte ai mancati guadagni di questa stagione avrà difficoltà a non licenziare uno dei suoi dipendenti.

 

Ma Fulvio ha un aiutante in più, che a volte dimentica: l’Unione europea. La politica agricola dell’Unione è stata volta, negli ultimi decenni, ad aiutare gli agricoltori ad affrontare le numerose difficoltà delle loro attività e a rispondere alle nuove aspettative dei cittadini. I settori coperti sono molteplici: la qualità dei generi alimentari; la tracciabilità delle produzioni; il commercio e la promozione dei prodotti dell’Unione europea, sia al suo interno, sia nei mercati mondiali; l’incoraggiamento di pratiche sostenibili e rispettose dell’ambiente; gli investimenti nello sviluppo delle aree rurali.

 

Tra le attività che l’Unione svolge a favore dell’agricoltura rientra, in primo luogo, il sostegno economico attuato tramite la politica agricola comune (Pac). Per il settennato 2014-2020, in particolare, sono stati stanziati 408,31 miliardi, il 38 per cento del bilancio Ue. Gli obiettivi che si intende realizzare sono numerosi: aiutare gli agricoltori a produrre quantità di cibo sufficienti; garantire la sicurezza e la qualità degli alimenti e al contempo mantenere i prezzi accessibili; assicurare un giusto tenore di vita agli agricoltori, proteggendoli dalla volatilità dei prezzi, dalle crisi di mercato e dagli squilibri all’interno della filiera alimentare; favorire l’ammodernamento delle fattorie; contribuire allo sviluppo delle comunità rurali; creare e conservare posti di lavoro; proteggere l’ambiente, il benessere degli animali e la biodiversità; mitigare i cambiamenti climatici attraverso uno sfruttamento sostenibile delle risorse ambientali.

 

Tra le attività che l’Unione svolge a favore dell’agricoltura rientra, in primo luogo, il sostegno economico attuato tramite la Politica agricola comune (Pac). Per il settennato 2014-2020,
in particolare, sono stati stanziati 408,31 miliardi, il 38 per cento del bilancio comunitario

 

Con la Pac, l’Unione europea non si limita a dare un sostegno economico ai produttori agricoli, ma contribuisce altresì a modernizzazione le aziende del settore. Promuove, infatti, la diffusione della formazione professionale, delle tecnologie, dell’innovazione. Incentiva le pratiche migliori. Sviluppa le zone e le comunità rurali tramite aiuti all’inserimento di nuove attività agricole. Aumenta la competitività del comparto, con attenzione alla tutela dell’ambiente e al rispetto dei cambiamenti climatici. Inoltre, molte misure di sostegno sono dedicate ai giovani agricoltori, agli operatori all’interno di mercati a basso reddito e a quelli che vivono in zone soggette a vincoli naturali. In secondo luogo, tramite la regolazione del settore alimentare, l’Unione si prende cura di due interessi collegati al settore agricolo e particolarmente delicati, oltreché sottorappresentati nei processi decisionali pubblici: quelli relativi alla tutela dell’ambiente e dei consumatori. La regolazione europea utilizza incentivi e sostiene la diffusione di buone pratiche, ma si basa anche su divieti e regole rigorose. Rispetto alla tutela ambientale, promuove la biodiversità, disciplina nel dettaglio le produzioni biologiche, dispone regole avanzate a tutela dei cibi di qualità, come le denominazioni di origine protetta, è attenta alla qualità e alla sicurezza degli organismi geneticamente modificati e delle nuove biotecnologie. Quanto ai consumatori, le politiche agricole dell’Unione sono dirette a mantenere bassi i prezzi dei cibi e a garantire trasparenza e chiarezza nelle informazioni “dal campo alla tavola”: ad esempio, le etichette sono più leggibili e più dettagliate, i controlli seguono tutta la filiera, i prodotti sono più affidabili.

 

In terzo luogo, per far sì che l’attività di regolazione del settore sia efficace, l’Unione si dota di strutture comuni e di un sistema di controlli armonizzato con approcci uguali su tutto il territorio. Un esempio di struttura comune è offerto dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), che ha sede a Parma ed è composta da esperti incaricati di analizzare, valutare e comunicare i rischi dei prodotti agro-alimentari. Quanto ai controlli, il prossimo dicembre entrerà in vigore un nuovo regolamento europeo, che unifica la disciplina relativa ai controlli su alimenti e mangimi e che stabilisce i principi e le regole che le autorità nazionali debbono rispettare nello svolgimento della propria attività ispettiva ed esecutiva.

 

La politica che l’Unione dedica al settore agricolo non è perfetta, ma non è scritta sulla pietra. Per questo essa è tuttora soggetta a un processo di revisione, aperto agli interventi degli operatori del settore, come già avvenuto più volte in passato. L’obiettivo della revisione è quello di avviare una transizione verso modelli agroalimentari più sostenibili. Per fare questo, la Pac dovrà puntare a garantire una maggiore equità rurale, una maggiore attenzione all’agro-ecologia, anche a discapito del modello agro-industriale, una più significativa diversificazione nel sostegno alle produzioni agricole. Se l’impegno europeo per l’agricoltura può essere migliorato, prescinderne sarebbe impossibile. Ne risentirebbero i produttori agricoli, grandi e piccoli, che perderebbero finanziamenti, strumenti di formazione e incentivi tecnici ed economici. Subirebbe un danno l’economia, che vedrebbe aumentare la crisi di un settore sempre in difficoltà, con effetti molto negativi sull’occupazione. Risulterebbero svantaggiati i consumatori, che non potrebbero più contare su regole comuni e certe, su controlli uniformi e sulla promozione di sicurezza e qualità degli alimenti: Diventerebbe meno efficace, infine, la tutela dell’ambiente, che perderebbe la tutela data da una regolazione comune attenta all’impatto sul clima e alla biodiversità.

 

A dispetto delle difficoltà, Fulvio è ottimista sul prossimo raccolto. Sa che il suo olio ha ottenuto il marchio europeo come prodotto a denominazione di origine protetta e che verrà preferito ad altri per tale garanzia di qualità. I suoi prodotti biologici certificati, poi, incontreranno il favore dei consumatori più esigenti. Con il contributo della Pac di quest’anno, ancora, potrà mantenere bassi i prezzi dei suoi vini e continuare a servirsi dell’aiuto dei suoi collaboratori, evitando di utilizzare fertilizzati chimici altamente inquinanti.

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