I gilet gialli vogliono tornare a devastare Parigi, e sono organizzati

Mauro Zanon

Un’inchiesta del Monde rivela che il movimento di protesta non è del tutto spontaneo. I violenti invocano “un altro 16 marzo”

Parigi. Il governo francese teme un altro weekend incandescente in occasione del 23esimo atto della protesta dei gilet gialli. Il ministro dell’Interno, Christophe Castaner, ha già anticipato che ci saranno i “casseurs” nelle strade di Parigi, e il rischio è che si riproduca “un altro 16 marzo”, sabato che fu segnato da saccheggi e incendi soprattutto sugli Champs-Elysées. “La minaccia sembra più forte per il 20 aprile”, ha detto Castaner, annunciando un dispositivo di sicurezza massiccio, 60mila poliziotti, e ricordando gli “appelli che invitano quasi a distruggere Parigi”. Tra questi, quello del gruppo Facebook “Acte 23, Ultimatum 2. Appel National Et International Tous A Paris!!!”, dove si invitano i gilet a salire a Parigi “in maniera non pacifica”, e quello di Eric Drouet, l’esponente dell’ala oltranzista del movimento anti Macron, che in un video su YouTube ha consigliato a Castaner di prepararsi e “organizzare  la sicurezza”, lasciando intendere che ci saranno incidenti.

 

Oggi, a capo della prefettura di Parigi, non c’è più Michel Delpuech, licenziato dall’esecutivo un mese fa perché considerato troppo lassista, ma Didier Lallement, che ha “la mano di Clemenceau” nella gestione delle proteste di strada. Da quando c’è lui alla guida delle operazioni di sicurezza, non ci sono più state degenerazioni. Ma questo fine settimana potrebbe essere diverso, perché c’è una grande incognita attorno al numero di facinorosi che si riverserà nelle strade, e il grado di imprevedibilità è più alto del solito. Dalle parti del ministero dell’Interno ci si chiede soprattutto se le reti della rabbia gialla si compatteranno, in seguito alla pubblicazione di un’inchiesta del Monde che ha portato a galla la realtà di una nebulosa tutt’altro che spontanea e apolitica. Il movimento giallo si è coagulato attorno una rabbia reale. Tuttavia, come raccontato dal Monde, dietro l’esplosione di questa collera c’è la spinta di reti militanti preesistenti al movimento: una galassia di trentacinque comunità con più di 200mila membri organizzatasi su Facebook attorno a gruppi con simpatie sovraniste intitolati “Colère”; diversi movimenti anti Macron vicini all’estrema destra, come “Macron dégage” (Macron vattene, ndr) che su Facebook conta  più di 700mila iscritti; la cosiddetta “patriosfera”, quell’universo nazionalista che si riconosce nel Rassemblement national di Marine Le Pen e in Debout la France di Nicolas Dupont-Aignan. “Questo movimento è partito dal cuore della destra, ed è apolitico nel senso che siamo contenti di vedere persone di ogni provenienza”, ha detto al Monde Frank Buhler, militante di Debout la France.

 

 Per le reti dell’ultradestra, sottolinea il Monde, i gilet gialli rappresentano da cinque mesi un’occasione d’oro per destabilizzare la République e Macron. Ma il movimento è diventato anche fonte di ispirazione cinematografica. Dopo «J’veux du soleil», il documentario del deputato goscista François Ruffin, anche il maestro della Nouvelle Vague Jean-Luc Godard è pronto a girare un film sui gilet, come rivelato da lui stesso al settimanale Inrocks. “Sarà la storia di una militante dei gilet gialli che si separa dal suo compagno. La vicenda è ispirata a Berenice di Racine”, ha detto. Che film sarà? “Un film sulla Francia in preda al panico”.

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