Christine Hendricks nel ruolo di Joan Holloway nella serie tv Mad Men

Un altro #metoo francese. Un'inchiesta sulle molestie, il sessismo e la stampa

Mauro Zanon

Il giornalismo parigino scosso dalla scoperta di campagne di cyberbullismo. #EntenduAlaRédac, sentito in redazione

Parigi. Poche settimane fa, il giornalismo parigino è stato scosso dalla scoperta di un gruppo Facebook, “La Ligue du Lol”, gestito e alimentato da alcune firme importanti dei fogli della gauche, che dal 2009 al 2013 si sono divertite a condurre campagne di cyberbullismo, prevalentemente su Twitter, prendendo di mira le proprie colleghe con fotomontaggi di pessimo gusto, scherzi telefonici violenti e insulti volti a umiliare il loro corpo o il loro lavoro. I principali animatori di questa banda di cyberbulli erano due giornalisti di Libération, Vincent Glad e Alexandre Hervaud, e due caporedattori del settimanale Inrocks, David Doucet e François-Luc Doye, licenziati dalle proprie redazioni dopo l’esplosione dell’affaire.

 

Peccato però che il loro caso non sia isolato, che di “Ligue du Lol” ce ne siano un po’ ovunque nel panorama della stampa francese, come rivelato giovedì 7 marzo dall’inchiesta #EntenduAlaRédac, sentito in redazione. Tre collettivi, #NousToutes, Prenons la une (associazione di giornaliste) e Paye ton journal (gruppo che segnala i contenuti sessisti nei media) hanno voluto misurare l’ampiezza del fenomeno del sessismo e delle molestie nelle redazioni francesi, raccogliendo quasi duemila testimonianze. E dal loro lavoro, i cui risultati sono apparsi su France Info e sul Monde, è emerso che i comportamenti sessisti e le aggressioni sessuali sono molto più frequenti e diffusi di quanto si possa immaginare. Su 1.837 risposte raccolte dai tre collettivi (271 provenienti dagli studenti delle scuole di giornalismo), 1.500 persone hanno dichiarato di essere state vittime o testimoni di almeno un comportamento sessista. Tra le donne che hanno partecipato all’inchiesta, il 67 per cento ha affermato di essere stato vittima di frasi sessiste, il 49 di commenti a connotazione sessuale e il 13 di vere e proprie aggressioni sessuali.

 

Secondo l’inchiesta, sono 270 le redazioni implicate, sia a livello nazionale che a livello regionale, ma le violenze sessiste e sessuali sono “più frequenti in televisione rispetto agli altri media” e “più forti nei confronti delle donne non bianche e gli omosessuali”, si legge. I più esposti sono quelli con uno statuto più fragile, a partire dai freelance, e “le violenze cominciano nelle scuole di giornalismo”, ai danni degli aspiranti giornalisti.

 

L’altro grande problema indicato dall’indagine sul sessismo, è la difficoltà a trasmettere le informazioni affinché certe situazioni possano risolversi. “Le redazioni citate nell’inchiesta non dispongono di un sistema efficace di trasmissione delle informazioni in caso di violenze. Nell’83 per cento dei casi gli episodi di molestie sessuali o di aggressione sessuale non arrivano all’ufficio Rh (risorse umane) o alla direzione”, sottolineano i collettivi. Peggio: “Quando le redazioni vengono informate, le direzioni citate nell’inchiesta trattano soltanto una piccola parte degli episodi. Nel 60 per cento dei casi di aggressione sessuale e nel 70 per cento dei casi di molestie, le redazioni non hanno reagito in seguito alle segnalazioni”. Oltre alla lista esaustiva delle testate, delle reti televisive e delle scuole da cui provengono le persone che hanno testimoniato, #NousToutes, Prenons la une e Paye ton journal hanno diramato alcuni estratti delle testimonianze raccolte. “Le giornaliste che vogliono avere successo non portano le gonne, altrimenti danno l’idea di essere puttane come te”, si legge in una di queste testimonianze, “mi fai un pompino ora o dopo mangiato?”, si legge in un’altra, o ancora: “Cercala su Google. Se è figa, la fai venire in radio, altrimenti è sufficiente sentirla al telefono”. Quando ci sarà la “prise de conscience” si chiedono le autrici e gli autori dell’inchiesta? Per la portavoce di Prenons la une, Aude Lorriaux, “le redazioni devono rimettersi in discussione e chiedersi perché ci sono così tante donne vittime di sessismo e molestie sessuali che non si rivolgono alla direzione”. La Lorriaux si augura di vedere un “sussulto collettivo”.