Nel 2018 gli episodi di antisemitismo in Francia sono aumentati del 74 per cento rispetto al 2017 (Foto LaPresse)

Perché la “Terra promessa” degli ebrei a Parigi è nel XVII arrondissement

Mauro Zanon

La libertà di portare la kippah in Francia

Parigi. Fino a tre anni fa, il fenomeno dell’“Aliyah interno” era pressoché inesistente in Francia. Oggi, invece, il numero di francesi di confessione ebraica che, dinanzi alla recrudescenza dell’odio antisemita, sceglie di abbandonare il proprio quartiere per stabilirsi in una zona più sicura, è in constante aumento. Le Parisien ha dedicato un approfondimento all’esodo silenzioso degli ebrei francesi, comunità che riunisce più di 500 mila persone in tutto il paese. Le cifre allarmanti sugli episodi di antisemitismo (541 nel 2018, pari a un più 74 per cento rispetto al 2017), l’importazione delle tensioni del conflitto israelo-palestinese, la radicalizzazione islamista e la diffusione di tesi complottiste mai definitivamente sepolte dal 1930, hanno spinto molti ebrei a cercare altrove la tranquillità che un tempo trovavano anche in certi quartieri popolari del Seine-Saint-Denis o dell’est parigino, oggi ghetti multietnici e no-go zone per chi indossa la kippah.

 

L’esempio più significativo è la diaspora degli ebrei di Parigi verso l’ovest, e in particolare verso il Diciassettesimo arrondissement, dove il rischio di farsi trattare da “sale juif” è praticamente inesistente. “E’ la nuova Terra promessa esagonale!”, scrive il Parisien. Lì, a nord ovest della capitale, a pochi passi dal sobborgo chic di Neuilly-sur-Seine, c’erano soltanto due ristoranti kosher negli anni Ottanta: oggi se ne contano diverse decine, affiancati da una quindicina di luoghi di culto. “Qui si è al sicuro”, ha dichiarato Murielle Gordon-Schor, vicesindaco in quota Républicains (Lr) del Diciassettesimo arrondissement. Negli ultimi anni, gli arrivi si sono moltiplicati, in ragione del clima pacifico che si respira tra le strade del XVIIème, e ora l’arrondissement conta la più grande comunità ebraica francese. E persino europea. “Ci sono circa 45 mila ebrei, è la più importante comunità di Francia e anche d’Europa. Tutte le classi sociali sono presenti, perché è un quartiere dove ci sono appartamenti molto costosi ma anche abitazioni a prezzi più abbordabili”, ha spiegato Murielle Gordon-Schor, anche vicepresidente del concistoro israelita di Parigi.

 

Secondo le stime, un abitante su quattro nel Diciassettesimo arrondissement è di confessione ebraica. “Ci sono molti Lubavitch e molti liberi professionisti”, ha aggiunto la responsabile politica di Lr, ma c’è soprattutto molta serenità legata all’assenza delle tensioni comunitarie che permeano i quartieri multiculturali dell’est e delle banlieue a nord di Parigi. “I nuovi arrivati hanno perso in termini di superficie ma hanno guadagnato in termini di serenità”, riassume Garry Lévy, proprietario della macelleria kosher Berbeche. Non distante dalla rue de Lévis, arteria commerciale del Diciassettesimo con i suoi negozi tradizionali, sorgerà prossimamente il Centro europeo del giudaismo: un edificio di sette piani sviluppato su 4.900 m² e interamente dedicato alla cultura, al patrimonio e all’identità ebraiche. Una nuova oasi per gli ebrei parigini, che però non nasconde quello che il geografo Sylvain Manternach definisce “il fallimento della République”. “Le comunità ebraiche hanno la sensazione di essere isolate e abbandonate, di non essere state ascoltate. Sentono che lo stato non ha preso atto della portata del problema”, ha spiegato al Parisien Manternach, autore dell’inchiesta “L’an prochain à Jérusalem” (Fayard) sulla tentazione degli ebrei francesi di tornare in Israele.

 

Secondo quanto specificato da Sammy Ghozlan, presidente dell’Ufficio nazionale di vigilanza contro l’antisemitismo, la maggior parte delle partenze forzate si registra nei quartieri dei dipartimenti Seine-Saint-Denis, Val-de-Marne e Val-d’Oise. “In alcune città, ci sono state inutili battaglie pro palestinesi da parte dei consiglieri comunali. La popolazione locale ha ritenuto opportuno essere solidale al punto di prendersela con la comunità ebraica”, ha spiegato Ghozlan. A Saint-Denis, il comune più islamizzato di Francia, le famiglie ebree non mandano più i loro figli nelle scuole pubbliche e una delle sinagoghe locali ha appena chiuso per mancanza di fedeli.

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