“Finkielkraut, buttati nel canale!”

Quella di sabato scorso a Parigi, durante un corteo dei gilet gialli, non è la prima aggressione antisemita subita dal filosofo ebreo francese

“Ho sentito un odio assoluto e, sfortunatamente, non è la prima volta”, ha detto Alain Finkielkraut al Journal du Dimanche dopo l’aggressione antisemita subita il 16 febbraio a Parigi. “Avrei avuto paura se non ci fossero state le forze di sicurezza”. Il filosofo ebreo francese è stato infatti attaccato altre volte, come nel 2010, quando dall’altro lato della Senna gli urlano: “Buttati nel canale! Buttati nel canale”. E nel “canale” in questi anni ci hanno buttato più di dieci ebrei. In quel “Merde!” finale c’è tutto il peggio e il futuro della Francia.

  

Chi ha aggredito Alain Finkielkraut?

“Era un gruppo di persone politicamente difficili da identificare, un misto di gente delle banlieue, estrema sinistra e forse anche soreliani (estremisti di destra)” ha detto il filosofo a Le Parisien. “Mi sorprenderebbe se si trattassero di gilet gialli delle origini perché sono uno dei pochi intellettuali ad aver sostenuto il movimento all'inizio, sottolineando che c'è stata una grande incomprensione nei confronti di questa Francia disprezzata”.

 

  

Finkielkraut dice di essere stato preso di mira in quanto “sionista”. “C'è una forte sensazione di ostilità nei confronti degli ebrei. Hanno preso di mira soprattutto le mie posizioni su Israele. Ce n’è uno con la barba che mi dice Dio ti punirà, è retorica islamista”, ha spiegato alla rete televisiva francese Lci. Uno degli aggressori di sabato era infatti noto alle autorità come un islamista radicale.