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Trump vuole i soldati europei in Siria e uomini dell'Isis in Europa

Daniele Raineri

Il presidente aveva annunciato il ritiro dalla Siria senza un piano. Ora fa richieste che piaceranno molto poco

New York. Prendete una delle idee più detestate dai sovranisti-populisti: un intervento militare occidentale in Siria. E prendete anche un’altra idea molto detestata dai sovranisti-populisti: quella di rimpatriare gli uomini e le donne con passaporto occidentale e spesso di origini straniere che negli ultimi sono andati ad arruolarsi nello Stato islamico e che sono finiti prigionieri dei curdi nella Siria orientale. Ebbene, il presidente americano Donald Trump, il populista in chief che è guardato come un modello dai sovranisti europei, chiede entrambe le cose ai governi occidentali. E non come fosse un favore. Domenica ha scritto su Twitter che se i governi occidentali non si riprendono in casa i terroristi dello Stato islamico – sono circa 800 – allora lui darà ai curdi l’ordine di liberarli e quelli cercheranno di rientrare in Europa. Corollario non detto: e se arriveranno da soli in Europa potranno fare attentati.

 

   

  

E’ il mondo così come lo vogliono i sovranisti: loro sostengono che i governi saranno capaci di prendere decisioni più autonome grazie alla rottura delle alleanze e invece nella realtà saranno i governi più forti a prendere sempre di più le decisioni che contano. Ora l’Amministrazione Trump chiede a Francia, Germania e Regno Unito di mandare soldati in Siria per colmare il vuoto lasciato dai soldati americani, che secondo il piano senza alcun coordinamento di Trump dovrebbero ritirarsi entro la fine di aprile, ma è una scadenza piuttosto confusa. La richiesta di soldati è stata scoperta a fine gennaio dal Wall Street Journal ed è stata ribadita venerdì a Monaco dal senatore Lindsey Graham, consigliere informale di Trump per il medio oriente. I governi per ora rispondono no e c’è una situazione di stallo, dovuta al fatto che Trump ha preso la decisione enorme di ritirarsi senza avere un piano. Si è consultato con il presidente turco Erdogan, ma non con il generale americano Joseph Votel, capo del Comando centrale che comanda le operazioni in Siria.

 

La questione dei prigionieri europei che si sono arruolati nello Stato islamico (vale anche per le donne, chiunque si sia unito ha dato forza al gruppo terroristico ed era organico al suo progetto di sterminio e di conquista) è complicata e i governi europei non hanno ancora capito come risolverla. Il presidente americano mette pressione perché deve risolvere in fretta la questione curda. Le milizie curdo-arabe alleate degli americani sono tra le altre cose stanche di fare da carcerieri ad almeno tremila prigionieri dello Stato islamico. Se ci fosse un’Amministrazione diversa da quella Trump a pronunciare le stesse parole, riprendeteveli indietro oppure li libero, fioccherebbero le accuse di complicità con il terrorismo.

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)