Maurizio Landini (foto Imagoeconomica)

L'orrore della Cgil alla corte di Maduro

Redazione

Il primo atto del neosegretario Landini è una “mozione urgente” a favore del regime socialcomunista venezuelano

Il primo atto della Cgil targata Maurizio Landini è una “mozione urgente” a favore del regime socialcomunista venezuelano. “Il congresso Cgil – diceva l’account ufficiale del sindacato – visto quanto accade in Venezuela, secondo i propri principi di libertà, democrazia e solidarietà, approva una mozione di condanna verso l’autoproclamazione di Juan Guaidó a presidente e le ingerenze straniere verso la presidenza democraticamente eletta di Maduro”. Considerare “democratiche” le elezioni che hanno riconfermato l’autocrate chavista, dopo la soppressione del Parlamento controllato dall’opposizione, dopo gli arresti e le torture dei dissidenti politici, dopo l’esclusione dalla competizione degli avversari, dopo la chiusura dei media e dopo l’occupazione della Corte costituzionale e dei tribunali è un abominio. 

 

 

Successivamente la Cgil ha ammesso un errore nel tweet, rinviando alla lettura integrale della mozione, e concludendo con: né con Maduro né con gli Usa. Il testo della risoluzione (foto sotto) in effetti è più articolato, ma la sintesi non ne tradiva il significato profondo: la Cgil condanna “con estrema fermezza” le “ingerenze esterne” – in particolare degli Stati Uniti – e condanna le “immediate prese di posizione” (da parte di quasi tutti gli stati del continente americano) a favore del presidente del Parlamento venezuelano Guaidó (lui sì democraticamente eletto). Quanto a Maduro, c’è un invito a garantire i diritti e le libertà civili. Nicolás Maduro, non solo è un golpista che ha distrutto le istituzioni liberal-democratiche del paese, ma è con Hugo Chávez l’artefice del più grandi disastro economico e umanitario della storia recente: uno tra i paesi più ricchi del mondo è adesso alla fame, stritolato dalla statalizzazione e consumato dall’inflazione.

 

  

La mozione della segreteria Landini non è semplicemente un salto indietro nella storia, un ritorno al veteromarxismo e ai tempi del socialismo reale. E’ molto peggio. E’ il tradimento di una nobile tradizione democratica. Quella che nel 1956, in piena Guerra fredda, portò la Cgil di Giuseppe Di Vittorio a condannare – entrando in contrasto con l’Urss e il Pci di Togliatti – la repressione della Rivoluzione ungherese contro il regime stalinista.