Il presidente ucraino Petro Poroshenko (foto LaPresse)

Perché la vendita di droni militari turchi all'Ucraina è una notizia da tenere d'occhio

Lodovica Palazzoli

“Portiamo le forze armate agli standard Nato”, dice il presidente ucraino, che punta a entrare nel Patto Atlantico. La commessa potrebbe indirettamente danneggiare Mosca e la delicata relazione tra Russia e Turchia

La Turchia vende droni militari all’Ucraina e si tratta di una mossa interessante anche dal punto di vista della politica estera. Con l’accordo siglato dalla ditta Baykar Makina, i turchi si impegnano a vendere agli ucraini gli stessi aerei a pilotaggio remoto che stanno utilizzando contro i curdi e lungo i propri confini con Iraq e Siria. Il contratto con Kiev ha un valore pari a 69 milioni di dollari e prevede anche la consegna di munizioni, dal momento che si tratta di velivoli, i Bayraktar TB2, che possono compiere missioni armati.

    
L’acquisto è stato pubblicizzato sui social anche dal presidente ucraino, Petro Poroshenko, che ha sottolineato le caratteristiche tecnologiche estremamente avanzate dei droni e la possibilità di equipaggiarli con missili ad alta precisione in grado di distruggere bersagli corazzati, navali e addirittura strutture fortificate. “Come concordato in precedenza con il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, abbiamo firmato un accordo per l’acquisto di droni da combattimento Bayraktar Tb2”, ha scritto il presidente su Facebook, dove pubblica continuamente post in cui esalta le crescenti capacità militari di Kiev, tanto da concludere lo stesso intervento con un augurio: “Portiamo le forze armate agli standard Nato!”.

    

  

Non è un segreto che l’Ucraina punti a entrare tra i membri del Patto Atlantico entro i prossimi dieci anni; un progetto che non piace alla Russia del presidente Vladimir Putin.

  
Dopo l’occupazione russa della Crimea nel marzo 2014, gli attriti tra i due paesi sono stati continui. L’ultima crisi è del dicembre scorso, quando Mosca ha sequestrato tre navi militari ucraine, trattenendole nello stretto di Kerc, tra il Mar Nero e il Mar d’Azov, lo stesso tratto di mare che separa la Turchia da Russia e Ucraina. Mosca potrebbe essere indirettamente danneggiata dalla commessa dei turchi, che in questo modo contribuiscono ad aiutare il governo centrale di Kiev nella sua lotta contro i separatisti filorussi nell’est del paese.

  

I rapporti tra Ankara e Mosca sono sempre stati delicati. Pochi mesi fa Erdogan si era avvicinato molto a Putin, manifestando l’intenzione di acquistare batterie russe missilistiche antiaereo S400. L’annuncio aveva ottenuto reazioni nervose da parte della Nato, di cui la Turchia fa parte. La reazione più dura era stata quella del Senato americano, che vuole bloccare la consegna dei nuovissimi aerei F-35 perché è preoccupato dal fatto che tecnologia militare così avanzata e segrete possa finire nelle mani di un partner instabile come la Turchia.

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