Benjamin Netanyahu (foto LaPresse)

Israele fa da sé

Redazione

Trump o non Trump, Netanyahu combatte l’Iran in Siria e in Libano

Aerei israeliani hanno bombardato un’area a nordest di Damasco, capitale della Siria, martedì notte colpendo un deposito di armi. Il governo israeliano non conferma, ma fa sapere che il suo sistema di difesa si è attivato “in risposta a un missile antiaereo lanciato dal territorio siriano”. Il governo di Bashar el Assad dice di aver intercettato molti missili, mentre il ministero della Difesa russo parla di “un atto provocatorio”, che ha messo in pericolo due aerei civili, uno che stava atterrando a Beirut (gli aerei israeliani hanno attraverso lo spazio aereo libanese) e uno che stava atterrando a Damasco. Secondo una ricostruzione pubblicata dal magazine Newsweek, che cita fonti anonime del Pentagono americano, alcuni leader di Hezbollah stavano salendo su un aereo diretto in Iran e sono rimasti feriti nell’attacco, ma altre fonti dicono che l’obiettivo fosse niente meno che il generale iraniano Qassem Suleimani. La settimana scorsa, dopo l’annuncio di Donald Trump del ritiro delle truppe americane dalla Siria, il premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva fatto sapere che le operazioni di difesa dello stato ebraico sarebbero continuate, per evitare un rafforzamento delle forze iraniane. L’esercito di Israele è impegnato anche in un’operazione militare – “Operation Northern Shield” – al confine con il Libano, dove opera la missione Unifil a guida italiana, per distruggere i tunnel costruiti in questi anni da Hezbollah.

 

La decisione di Trump in Siria ha indebolito gli alleati della regione – molti esperti parlano di pugnalata alle spalle – come i curdi e ha rinvigorito le speranze di tenuta del regime di Assad e dei suoi alleati, trasformando la Russia nell’unico arbitro della regione, schierato dalla parte di Damasco. E infatti mercoledì Mosca ha detto che i territori lasciati liberi dagli americani devono tornare ai “legittimi proprietari”: il regime siriano. Israele, che pure negli ultimi due anni ha rafforzato i legami con l’America di Trump, ha accolto con estrema freddezza l’annuncio del presidente americano: continuerà a combattere i suoi nemici, in particolare l’Iran, con le proprie forze, in territorio siriano e lungo i propri confini.

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