Donald Trump e Xi Jinping (Foto LaPresse)

C'è da essere ottimisti?

Redazione

La tregua nella guerra commerciale Usa-Cina e gli annunci esagerati di Trump

"Il mio incontro con il presidente Xi in Argentina è stato straordinario. Le relazioni con la Cina hanno fatto un gran balzo in avanti! Cose molto buone succederanno. Stiamo trattando e c’è molta resistenza, ma anche la Cina ha parecchio da guadagnare se e quando il deal sarà raggiunto. Level the field!". A tre giorni dalla cena tra il presidente americano Donald Trump e il presidente cinese Xi Jinping, il capo del mondo libero è tornato, naturalmente su Twitter, a manifestare tutto il suo ottimismo sulla tregua di novanta giorni nella guerra commerciale tra Washington e Pechino. Un ottimismo che, a ben guardare, non trova riscontro sui giornali cinesi.

  

 

Dovremmo ormai essere abituati a questo genere di esternazioni del presidente, è un pattern consolidato della sua strategia: prima si provoca, poi si costringe l’avversario a sedersi al tavolo, poi si annunciano grandi passi in avanti. Così è successo anche con la Corea del nord, anche se passi in avanti, sulla denuclearizzazione, non se ne vedono ancora. Proprio come con Kim Jong-un, sempre su Twitter Trump è tornato a sottolineare il suo “rapporto molto stretto e personale. Io e lui siamo le uniche due persone che possono portare grandi e positivi cambiamenti, dal commercio in avanti, alle nostre due grandi nazioni”. Il G20 è uno degli eventi diplomatici più importanti dell’anno, ma le notizie rilevanti sono inversamente proporzionali alla mediaticità dell’incontro. Dopo che Trump ha cancellato il suo bilaterale con Vladimir Putin, gli occhi dei media erano tutti sulla cena tra il tycoon e il presidente Xi, e all’imprevedibilità del suo risultato. Il primo è che le Borse, grazie alla tregua annunciata sabato sera, lunedì hanno aperto quasi tutte positive, ma è chiaro che nulla è destinato a durare. L’ottimismo di Trump, infatti, si basa solo sull’aver preso altri tre mesi di tempo per altri negoziati. Rimandare non significa aver vinto la guerra.

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