Manfred Weber assieme ad Alexander Stubb in un'immagine prese dal profilo Facebook di Weber

L'elezione di cui non avete sentito parlare

Gregorio Sorgi

Si apre il congresso del Partito popolare europeo che sceglierà il candidato alla presidenza della Commissione europea. La sfida tra Manfred Weber e Alexander Stubb 

Manfred Weber si presenta in maniche di camicia in una vecchia birreria bavarese, Alexander Stubb cammina col petto in fuori sui tappeti rossi e stringe la mano ai grandi d’Europa. Le differenze tra i due candidati del Partito popolare europeo per la presidenza della Commissione – il famoso spitzenkandidat – sono chiare dai video di presentazione che hanno pubblicato sui social. E non è solo una questione di forma.

 
Nel suo video-promozione, Weber corre tra i boschi del suo paese natale Wildenberg, in Baviera, dove “si sente a casa e si gode la vita”. Il candidato merkeliano va dal barbiere, al supermercato, in parrocchia, stringe le mani ai passanti perché nel suo feudo lo “conoscono tutti”. Il tepore della provincia tedesca è il pretesto per parlare di un’Europa col volto umano che “tollera le identità regionali”, “ascolta i cittadini” e “protegge la propria storia”. Manfred si pone come il candidato della porta accanto, parla con tono affabile davanti a un tavolo di legno con un bicchiere di acqua e una dozzina di posate in un barattolo di latta. E fa un accenno finale al suo passato da chitarrista in una band per rendere più vivace l’immagine di “candidato del sistema”.

   

Il suo rivale Stubb non parla mai nel suo video, gli slogan del suo programma compaiono a caratteri cubitali bianchi su uno sfondo nero. Si alternano le immagini dell’ex premier finlandese che incontra Angela Merkel, Jean-Claude Juncker, scatta selfie con i giovani e rilascia interviste ai cronisti. Ma il senso del messaggio viene reso esplicito dal ritornello della canzone in sottofondo, “Heartbreak century” del gruppo rock finlandese Sunrise Avenue: “Tra il futuro e il passato/ Perché non siamo felici?/Con tutto quello che abbiamo/ Non siamo perfetti/ Ma se te ne vai io cercherei un altro te”.

 
Stubb, inviso alla nomenklatura dei popolari ma molto apprezzato dai giovani, si pone come il candidato anti establishment. Ha presentato la sua candidatura in una caffetteria di Bruxelles con jeans e giacca di pelle nera, e ha girato varie capitali europee per parlare con i ragazzi. Non ha grandi sponsor tra i partiti di centrodestra ed è consapevole che, a meno di clamorose sorprese, non verrà scelto come spitzenkandidat dei popolari nel congresso del 7 e 8 novembre nella “sua” Helsinki. “È come se la Finlandia dovesse giocare una partita di calcio contro la Germania”, ha scherzato l’ex premier. Stubb ha poco da perdere e propone delle idee più ambiziose del suo rivale: non ha paura delle nuove tecnologie, vuole espellere l'ungherese Viktor Orbán dal Ppe, e si definisce un “eterno ottimista” sul suo profilo twitter.

  

Tuttavia, la gara tra Weber e Stubb, da cui probabilmente uscirà il prossimo presidente della Commissione, ha ricevuto pochissima attenzione sulla stampa. MediaTenor ha calcolato che negli ultimi due mesi sono stati pubblicati 550 articoli su Juncker, 325 su Weber e 44 su Stubb, di cui molti sono comparsi su giornali tedeschi e austriaci. Inoltre, gran parte degli articoli si occupano delle beghe tra i leader, il collocamento dei partiti, e si parla poco delle proposte dei due candidati. Non ci sarà alcun confronto televisivo tra Weber e Stubb, che però faranno un faccia a faccia di mezz’ora a Helsinki davanti ai delegati il giorno prima della votazione. Secondo Politico.eu la presidenza del Ppe presenterà una mozione per condannare “la minaccia allo stato di diritto da parte degli estremisti populisti e nazionalisti” e incoraggiare “tutti i partiti popolari europei a proteggere e promuovere i valori e i princìpi democratici”. Un primo segnale che, anche se Stubb dovesse perdere, la sua battaglia controcorrente non sarà stata inutile. 

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