Manuel Valls (foto LaPresse)

Manuel Valls, storia di un europeo

Mauro Zanon

L'ex primo ministro francese pronto a ufficializzare la sua candidatura come sindaco di Barcellona: “È il prolungamento della mia battaglia per l’Europa, che resta la battaglia della mia vita”

Parigi. “Non possiamo essere timidamente europei, altrimenti abbiamo già perso”. Questa frase è di Emmanuel Macron, ma non sorprenderebbe se fosse uscita dalla bocca di Manuel Valls, l’ex primo ministro francese di origini catalane che stasera dovrebbe ufficializzare la sua candidatura al comune di Barcellona, dove conta, all’orizzonte 2019, di scalzare la leadership di Ada Colau, sindaca vicina a Podemos, il partito di ultrasinistra spagnolo guidato da Pablo Iglesias. Ha voglia di riscatto, Valls, dopo la sconfitta alle primarie socialiste del 2017 contro Benoît Hamon e un anno di alti e bassi da deputato “apparentato” con la République en marche (Lrem). Ha voglia di rimettersi in gioco perché a 56 anni non si può abbandonare tutto con un’esperienza politica come la sua, anche se la sfida è piena di ostacoli, e in Catalogna, gli indipendentisti, sono già sul piede di guerra. Lo considerano un “marziano politico” e un “traditore” perché ha fatto tutta la sua carriera politica in Francia, ma Valls, naturalizzato francese a vent’anni, nato da un pittore catalano e un’insegnante svizzero-italiana, è convinto che il suo percorso di cittadino europeo possa invece essere un atout.

  

Manuel Valls a Barcellona, lo scorso marzo, durante una manifestazione a sostegno dell'unità della Spagna (foto LaPresse)

  

“Un francese sindaco di Barcellona incarnerebbe l’Europa”

“Un dirigente politico di un paese che è candidato in una città di un altro paese incarna l’Europa più ancora del mercato unico, della moneta unica e dei rapporti commerciali”, ha dichiarato Valls alla rete televisiva elvetica Rts, sottolineando quanto sia importante quest’avventura che sta per intraprendere a Barcellona, città “straordinaria sul piano culturale e economico, aperta sul Mediterraneo e sull’Europa”: “È il prolungamento della mia battaglia per l’Europa, che resta la battaglia della mia vita”.

 

A 22 anni, è già un europeista convinto

L’amore per l’Europa di Manuel Carlos Valls Galfetti, che con la sua famiglia parla catalano e italiano, nasce molto presto. A 17 anni entra nella giovanile del Partito socialista, dove sposa il social-liberalismo di Michel Rocard e il suo europeismo passionale. A 22 anni, tre decenni prima della comparsa dell’europeista Macron sulla scena politica francese, Valls, da leader dei giovani socialisti, viene intervistato mentre espone la sua visione dell’Europa e spiega perché la sua generazione ha una grande responsabilità.

  

 

La tripla cultura spagnola, italiana e francese

“Ho sempre vissuto a Parigi, ma sono nato a Barcellona durante l’estate, da un padre spagnolo e da una madre con la doppia nazionalità spagnola e svizzera, originaria del Ticino, un cantone italiano. Fino all’età di 16 anni, vivevo pienamente questa tripla cultura spagnola – e catalana –, italiana e francese”, ha raccontato Valls al Parisien Magazine quando era ancora primo ministro di François Hollande. E ancora: “A casa dei miei genitori, che avevano degli amici intellettuali, esiliati spagnoli, sudamericani, ma anche francesi, parlavamo catalano. A scuola, c’era il francese, la letteratura e l’apprendimento di un sapere e dei valori. Mi sentivo allo stesso tempo spagnolo e francese”.

 

 Valls (a sinistra) all'epoca in cui era primo ministro francese. Con lui il presidente François Hollande
e l'allora ministro dell'Economia Emmanuel Macron (foto LaPresse)

  

Valls, un combattente

I suoi detrattori francesi, puntano il dito contro il suo assenteismo all’Assemblea nazionale – alcuni hanno addirittura lanciato una petizione reclamando le sue dimissioni – i suoi sostenitori, invece, salutano il coraggio di questa “riconversione” tutt’altro che scontata. “È una scelta da combattente. Manuel Valls prende un grande rischio”, ha commentato l’ex consigliere dell’Eliseo Aquilino Morelle, descrivendo il futuro candidato sindaco di Barcellona come un “uomo coraggioso, pieno di volontà, molto determinato e integro” che “vive per la politica”.

 

Tra Ciudadanos e esportazione del macronismo

Nonostante Albert Rivera, leader di Ciudadanos, abbia detto che le porte del suo partito siano “spalancate” per accogliere Manuel Valls, quest’ultimo non è convinto di voler essere il candidato ufficiale del partito liberale spagnolo a Barcellona. Valls, infatti, vorrebbe esportare il modello Macron nella seconda città più grande di Spagna senza limitarsi a una formazione politica, ma ergendosi piuttosto come candidato “rassembleur”, oltre la destra e la sinistra, catalizzatore degli attori della società civile e di coloro che si riconoscono in un’idea di Barcellona “aperta e dinamica”. Certo, Ciudadanos, sarà il principale sostegno politico alla candidatura di Valls, perché “il suo percorso europeista sarebbe formidabile” per Barcellona, ha detto Inès Arrimadas, leader del partito “macronista” spagnolo in Catalogna. Ma è meglio mantenere un po’ di distanza dalle logiche di partito.