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La Brexit inciampa nello spazio

Redazione

Il dibattito sul progetto più importante dell’Unione europea e il sovranismo fuori dal mondo

Il progetto satellitare Galileo è una delle opere più strategiche dell’Unione. Sin dal 2003 l’Agenzia spaziale europea lavora per avere un proprio sistema di navigazione e localizzazione satellitare che sia indipendente dal Gps americano, nato per scopi militari e che da tempo inizia a mostrare i suoi limiti d’utilizzo. I trenta satelliti del progetto Galileo costano circa dieci miliardi di euro, ed è per questo che in campo spaziale è molto difficile trovare concorrenza da parte dei singoli paesi, che preferiscono cooperare. Lo spazio è uno dei pochi luoghi dove il sovranismo, fino a poco tempo fa, non poteva esistere per ragioni anche economiche, e dove l’Unione era davvero unita. Poi, però, è arrivata la Brexit.

 

La rivoluzione nei rapporti tra l’Europa e il Regno Unito ha creato il problema di tenere oppure no Londra dentro al progetto – compreso quel 12 per cento di finanziamenti che avrebbe dovuto assicurare per avere accesso ai satelliti di Galileo. La diplomazia è ancora al lavoro: a Bruxelles molti sostengono l’esclusione totale del Regno Unito, che non potrebbe avere accesso ai satelliti perché tecnicamente uno “stato straniero”. Londra sarebbe già stata esclusa da alcune progettazioni “sensibili”, perché si tratta pur sempre di sicurezza dell’Unione.

 

Secondo il Telegraph, il primo ministro Theresa May sarebbe disposta a mollare l’Europa e finanziare un progetto sovranista da cento milioni di sterline, che sono comunque bruscolini. Avere i satelliti di Galileo, per l’Europa, significherà sganciarsi dal monopolio americano e avere una risorsa strategica fondamentale per le sfide del futuro. Il Regno Unito, da solo, non può andare molto lontano.

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