L'Onu ha chiesto di processare i vertici dell'esercito birmano per il "genocidio" dei rohingya

Gli investigatori delle Nazioni Unite vogliono processare il capo dell'esercito e cinque altri ufficiali per "crimini contro l'umanità" e "crimini di guerra" contro la minoranza musulmana

Redazione

Gli investigatori delle Nazioni Unite hanno chiesto che la giustizia internazionale processi il capo dell'esercito birmano e cinque altri ufficiali per "genocidio", "crimini contro l'umanità" e "crimini di guerra" contro la minoranza musulmana dei rohingya. "La missione ha stabilito che sono legittime indagini e azioni giudiziarie contro i capi dell'esercito" ha spiegato Christopher Sidoti, consulente sui diritti umani, elencando i capi di accusa.

 

La missione indipendente istituita dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite nel marzo 2017 – che aveva il compito di fare luce sull'offensiva dell'esercito birmano contro la minoranza musulmana dell'anno scorso – ha stabilito non solo che sono state commesse violazioni del diritto internazionale negli stati di Rakhine, Kachin e Shan, ma anche che la leader birmana Aung San Suu Kyi "non ha usato la sua posizione di capo di fatto del governo, né la sua autorità morale, per contrastare o impedire lo svolgersi degli eventi nello stato di Rakhine". La questione sta appannando sempre più la credibilità internazionale della premio Nobel per la pace.

  

   

Nel rapporto si parla di "uccisione indiscriminata", "stupro di gruppo", "aggressione dei bambini e la distruzione di interi villaggi", di "disprezzo per la vita umana, l'integrità e la libertà, e per la legge internazionale in generale". Le violenze cominciarono nell'agosto del 2017 con gli scontri fra esercito e ribelli e poi si estesero di villaggio in villaggio costringendo oltre 700mila persone a fuggire in Bangladesh.

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