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La Brexit senza il ministro della Brexit

Paola Peduzzi

Si è dimesso David Davis contro la Brexit "debole". Al suo posto Raab. Ora la premier May ha due alternative e mezza 

Lo prendevano in giro, David Davis, è il ministro britannico che è sempre sul punto di andarsene e non se ne va mai, minaccioso sempre, deciso mai. Invece ora è andato: il capo del dicastero della Brexit si è dimesso questa notte, dopo che all’incontro di venerdì la premier Theresa May è riuscita a far passare nel suo consiglio dei ministri una versione soft della Brexit, la più soft mai vista. Al posto di Davis la premier nominerà Dominic Raab, sostenitore della campagna per il Leave e già ministro per l'Edilizia abitativa.

 

Ai Chequers, residenza estiva del premier inglese, venerdì i ministri hanno lasciato i telefoni all’ingresso, hanno discusso per ore, sono usciti un po’ tesi ma con un accordo che è quanto di più vicino a una replica degli accordi già esistenti con l’Unione europea, un modello norvegese adattato. I brexiteers falchi si sono arrabbiati, i remaniers falchi pure: qualsiasi compromesso per loro è inutile. I ministri parevano invece essersi convinti: ai talk show della domenica, sono stati disciplinati, persino il più rissoso e traditore di tutti, il ministro all’Ambiente Michael Gove.

 


    

  


  

Poi però Davis si è dimesso. La May ha detto di essere "fortemente in disaccordo" con le ragioni del ministro – non è una Brexit soft, è una Brexit debole – ma la decisione pare irrevocabile. Ora è necessario vedere se Davis resterà solo nelle dimissioni, o se è soltanto il primo. C’è chi dice che per la premier può essere un’occasione: un rimpasto (è il sesto) con un piano sulla Brexit un po’ più definito potrebbe aiutare nei negoziati con l’Ue e a pacificare il Regno spezzato a metà. Oppure è il contrario, e per la May tenere insieme i ministri diventerà impossibile.

  

Per una volta l’Europa ha osservato con grazia e partecipazione: siamo contenti di poter valutare finalmente un piano concreto. I francesi però hanno assestato un colpo non facile da digerire: Blackrock e Citgroup espanderanno  i loro uffici e operazioni a Parigi, ai danni della City. Per molti non c’entra il piano della May: c’entra l’ultima settimana dei Mondiali, la speranza di vedere in finale il derby d’Europa, Francia Inghilterra, non si fanno prigionieri. 

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi