“Non mi pento della Brexit”. Parla Roger Scruton
A due anni dal referendum, l'intellettuale inglese riflette sul voto che ha portato il Regno Unito fuori dall'Europa. L'articolo del Figaro
Due anni dopo, Roger Scruton non rimpiange una scelta che considera profetica, la Brexit. “In primo luogo, non è stata un’insurrezione, ma un referendum, vale a dire una scelta democratica. Certamente, ci sono stati forti sentimenti che hanno guidato questa scelta, e in un certo senso è stato un rifiuto della classe politica, che ha ricevuto così tanti benefici dall’Unione europea. Questa classe politica ha smesso di rispondere ai problemi cruciali del nostro tempo. Il segnale inviato al mondo era questo: che non c’è scelta democratica senza sovranità nazionale. Non rimpiango la mia scelta, anche se sono abbastanza deluso dal processo seguito. Penso che la Brexit avrà successo solo se decideremo di lasciare l’Unione senza un accordo sui termini. Ritengo, sfortunatamente, che l’amarezza prodotta dalla Brexit tra i politici della vecchia élite europea impedisca qualsiasi compromesso”.
Qual è stata la vera motivazione della Brexit? Era economica o culturale? “La motivazione era piuttosto culturale, anche se politici come David Cameron volevano convincerci che si trattava solo di una questione economica. Gli inglesi non accettano le leggi imposte dall’esterno, specialmente le leggi che trasformano il loro modo di vivere e la popolazione del paese”. Che ne pensa del populismo? “Dobbiamo specificare cosa si intende con la parola ‘populista’. Oggi è un termine abusato adottato da una élite che pensa di avere un diritto divino di controllare gli eventi, quando la gente non è d’accordo con essa. E’ un modo per dire che le persone comuni devono essere guidate da persone più sagge di loro, cioè da noi, la classe politica. E’ proprio questo atteggiamento che ha accelerato il voto per la Brexit”. Quali sono i principali problemi che infestano l’Europa oggi? “Tutti lo sanno: l’immigrazione, in particolare la massiccia immigrazione di culture che sono restie alla nostra cultura laica e aperta; disprezzo per le tradizioni e le credenze cristiane che ci univano in passato; la minaccia posta dalle nuove potenze militari e il disinteresse degli Stati Uniti nell’alleanza militare che ci ha protetto fino ad ora. Quello che è successo in Italia indica chiaramente che il popolo italiano non crede più che l’Ue sia in grado di proteggere l’Italia dalle ondate migratorie dal Nordafrica”. L’interesse della classe politica europea è l’interesse della Germania, che è accecata da un senso di colpa e incapace di dire no all’immigrazione. “Ho sempre creduto nella necessità di una vera alleanza europea: un’Europa delle nazioni, come voleva Charles de Gaulle. Solo mantenendo il sentimento nazionale al centro del processo politico saremo in grado di capire quali interessi sono in gioco e di avere la capacità di risolverli. L’attuale Unione europea non è stata in grado di rispondere alle urgenze del nostro tempo. Ma l’ordine del giorno non può essere cambiato. Il progetto è fallito, ma i funzionari sono stati privati della possibilità di fornirne un altro”.
Un Foglio internazionale
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