Emmanuel Macron, Angela Merkel e Paolo Gentiloni (foto LaPresse)

Così l'Italia può restare attaccata al motore franco-tedesco

Jean-Pierre Darnis

L'incontro tra Macron e Merkel è l'occasione per rilanciare, fin dai prossimi giorni, il processo di riforma dell'Eurozona. È bene far valere il Trattato del Quirinale, per evitare l’isolamento del nostro paese

Il governo tedesco è uscito dal limbo della composizione di una coalizione. Con il suo insediamento, Angela Merkel può quindi riprendere il filo del riformismo europeo che era stato annunciato in primavera con l’elezione di Emmanuel Macron alla Presidenza della Repubblica francese. Emmanuel Macron aveva proposto un programma politico che poggiava su due pilastri: il primo era una visione riformista interna. Da questo punto di vista la presidenza francese prosegue spedita con la sua agenda, con la riforma del diritto del lavoro realizzata a settembre, una riforma in corso del statuto dei lavoratori ferrovieri, e poi in agenda un’ulteriore riforma del regime pensionistico. Questo riformismo interno si accompagna a una gestione diretta e piuttosto accorta da parte della presidenza della Repubblica che per il momento sembra evitare gli errori delle precedenti presidenze francesi.

 

Va anche rilevata la rimarchevole capacità lavorativa di Emmanuel Macron, sia da un punto di vista individuale sia nella capacità di gestire una squadra di consiglieri molto agguerriti intorno alla presidenza, condividendo anche gli esperti con il governo. La Francia è in movimento, una tendenza rinforzata dagli ultimi dati economici e industriali. Ma fino a oggi mancava il secondo pilastro, quello europeo. Sin dall’inizio Macron aveva giustamente dichiarato che nell'attuale contesto globalizzato non ci può essere riformismo interno senza un riformismo europeo che prosegua di pari passo. Il presidente ha spinto per la revisione del regime dei lavoratori distaccati, ottenendo un compromesso che rappresenta una netta evoluzione nei confronti del regime precedente, potendo così dare una risposta alle accuse di dumping sociale a lui rivolte dalle forze euroscettiche. Si tratta di una battaglia significativa ma minima. Macron ha annunciato di voler raggiungere obiettivi ben più ambiziosi, come la riforma dell’Eurozona e la definizione di meccanismi comuni per gli investimenti pubblici. È per questo che stava aspettando la Germania, partner imprescindibile per questa virata politica europea.

 

Le lunghe contrattazioni intorno alla coalizione tedesca hanno avuto come nodo la volontà riformatrice economica di Macron e la risposta da dare da parte tedesca. Oggi si incontrano la cancelliera tedesca e il presidente francese a Parigi, c’è grande attesa – e un pizzico di preoccupazione – sul vertice che determinerà il nuovo passo del continente. Ci sono stati contatti franco-tedeschi anche negli ultimi mesi naturalmente, ma ora la cancelliera ha un'idea molto più precisa dei suoi margini di compromesso, avendo passato un lungo periodo a negoziare attentamente pesi e contropesi della nuova coalizione di governo tedesco. Ci sono però segnali contraddittori. Da un lato la presenza dell'Spd nella coalizione tedesca potrebbe costituire un elemento favorevole per una maggiore flessibilità di Berlino in materia di solidarietà europea, ma la fragilità di una coalizione composta da partiti che vedono il loro consenso erodersi potrebbe spingere tutti a una grande prudenza.

 

L’agenda europea resta comunque al centro della politica del futuro governo tedesco. Si può discutere sui margini di azione di Angela Merkel, ma ci sarà sicuramente un movimento riformista, anche frutto della dialettica con una Francia che coltiva la ricerca del compromesso, sia a livello interno sia a livello esterno. Fra Brexit, competizione con la Russia e difficoltà con gli Stati Uniti, il mondo esterno si sta inasprendo stimolando un comune sentire nell'Europa continentale.  Si pone quindi la questione della posizione italiana nei confronti di questo movimento europeo che verrà rilanciato fra Parigi e Berlino nei prossimi giorni. Il calendario sembra poco favorevole per un’Italia che, come la Germania in tempi recenti, deve scontare tempi tecnici per cercare una potenziale coalizione di governo. Sembra quindi difficile immaginare che un leader politico italiano possa nei prossimi mesi rappresentare il terzo membro di un trio con Emmanuel Macron e Angela Merkel. Ma questo significa in modo automatico che l’Italia non potrà far valere la sua posizione all'interno di questo nocciolo duro europeo?

 

Anche in questo caso la risposta non è automatica. I rapporti recenti fra Francia e Italia sono stati problematici, con un 2017 segnato da incomprensioni e difficoltà, come sul dossier Fincantieri. Ma dopo il summit bilaterale di settembre 2017 si è tornati a un quadro di cooperazione e a gennaio Macron e Paolo Gentiloni hanno annunciato la nomina di una commissione per stabilire un trattato bilaterale Franco-Italiano. Questo trattato, detto del “Quirinale”, intende riprodurre il dispositivo che esiste dal 1963 fra Francia e Germania. Si tratta di un trattato bilaterale che definisce un modus operandi governativo privilegiato fra Parigi e Berlino, con una frequenza di incontri governativi e ministeriali, la creazione di specifiche commissioni, ma anche lo scambio di alti dirigenti della pubblica amministrazione. È un meccanismo che ha mostrato la sua validità nel contesto franco-tedesco, assicurando anche in tempi di poca convergenza politica canali di comunicazione e di collaborazione sempre utilissimi per ricercare convergenze nel contesto europeo. Il trattato del “Quirinale” può permettere all’Italia di raggiungere un livello di rapporto funzionale con la Francia pari a quello della Germania, un fattore che potenzialmente installerebbe un’utilissima triangolazione europea. La forza di questo dispositivo sta anche nel fatto che definisce un meccanismo di riunioni e ricerca di posizioni comuni sui dossier principali, al di là dell'avvicendamento politico al governo: il dialogo tra livelli ministeriali o amministrativi assicura la continuità dei flussi di informazione indipendentemente da chi sta al governo. Per l’Italia, la formula Macron, Merkel, Trattato del Quirinale potrebbe assicurare la partecipazione di Roma al riformismo europeo.