Il sindaco di Hódmezővásárhely Peter Marki-Zay (foto via Vimeo)

Chi è il neosindaco che in Ungheria ha dato un piccolo colpo a Orbán

Micol Flammini

Si chiama Peter Marki-Zay e ha strappato a Fidesz la sua roccaforte: Hódmezővásárhely, sconfiggendo il candidato supportato dal primo ministro

Roma. “E’ iniziata una nuova stagione”, ha detto domenica sera uno sconosciuto più o meno illustre in Ungheria. Sconosciuto sicuramente, illustre da qualche ora, Peter Marki-Zay ha strappato al partito del primo ministro ungherese, Viktor Orbán, una roccaforte storica. La città di Hódmezővásárhely, nelle mani del partito nazionalista Fidesz da oltre vent’anni, ha deciso di cambiare rotta e nelle elezioni di domenica scorsa ha votato per un giovane indipendente, eleggendolo sindaco con il 57,5 per cento dei suffragi. La carica era contesa tra lui e un fedelissimo del premier, il timido ed evanescente Zoltán Hegedus, candidato fantoccio supportato da János Lázár, sindaco della città fino al 2012 e attuale capo di gabinetto di Orbán, nato nella città di Hódmezővásárhely e da sempre deus ex machina della politica cittadina.

 

Si tratta di elezioni locali di una città che conta 47 mila abitanti, la notizia è piccina, ma la sconfitta del candidato di Fidesz è bastata per creare interesse per il sindaco indipendente e per mostrare che il partito di Orbán non è imbattibile. Le elezioni parlamentari ci saranno tra alcune settimana, l’8 aprile, e alcuni analisti hanno voluto leggere nella sconfitta nel feudo orbaniano un assaggio di quello che potrebbe accadere sul piano nazionale. Però – speranze a parte – il miracolo che è riuscito a compiere Peter Marki-Zay non è facilmente ripetibile, per varie ragioni. La prima è che il giovane sindaco neoeletto della città di Hódmezővásárhely è una figura politicamente ibrida e questo gli ha permesso di presentarsi con l’appoggio di tutti i partiti. Socialisti, il gruppo liberale Lmp e soprattutto il partito di estrema destra Jobbik hanno deciso di correre insieme per stracciare Fidesz nella sua stessa roccaforte. Doveva essere una battaglia importante e lo è stata. Questa coalizione ha funzionato a livello locale, ma è già da escludere che venga adottata a livello nazionale. Il partito euroscettico e nazionalista Jobbik vuole vincere e vuole farlo da solo e per questo sta tentando di ammorbidire la sua campagna elettorale mostrando un volto più moderato. Marki-Zay qualche anno fa si era avvicinato al partito di Orbán. Questo gli ha permesso sia di raccogliere voti tra coloro che sono rimasti delusi dalle politiche di Fidesz sia di accentrare sul suo nome il sostegno degli altri movimenti. Socialisti e moderati lo hanno visto come un convertito e Jobbik come un candidato vicino alle idee dell’estrema destra.

 

La seconda questione riguarda il profilo di Marki-Zay. E’ un cattolico fervente, ha sette figli ed è quasi un eroe locale, lavorava in una multinazionale ed è stato licenziato pochi giorni prima di Natale. L’azienda disse che si trattava di una decisione presa già a ottobre ma era parso strano a tutti che fosse stata comunicata proprio pochi giorni dopo la formalizzazione della sua candidatura. Aveva pensato di rinunciare, di riprendersi il posto di lavoro, di abbandonare i sogni politici e di fare pace con l’Ungheria di Orbán. Ma la voglia di vincere nella sua città natale era stata più inebriante della paura del governo e ieri, una semplice elezione locale si è trasformata, forse con eccessivo entusiasmo, in una storia che ha incuriosito anche i media internazionali. Ma una figura controversa e trasversale come il giovane Peter Marki-Zay non esiste tra i candidati alle elezioni dell’8 aprile. Dopo aver scoperto di essere stato eletto, il futuro sindaco di Hódmezővásárhely è salito su un palco insieme a uno dei figli e ha esordito dicendo: “In tutta la mia vita non ho mai visto tanti adulti piangere”. E poi, sotto l’estasi del fragore degli applausi: “Finalmente ci siamo liberati dei bulli che per anni hanno fatto i prepotenti con la nostra società, ora possiamo buttarli nella spazzatura”. E questo in parte è vero, Fidesz incute meno paura e rispetto di un tempo.

 

Il segnale è arrivato anche dalla televisione. Mentre le reti governative facevano pochi ascolti e continuavano a mandare in onda trasmissioni e documentari contro George Soros, evitando di parlare del caso della vittoria di Marki-Zay, il canale Hír Tv, da sempre contrario a Fidesz, trasmetteva reportage realizzati nei vari distretti elettorali dove gli intervistati si lasciavano andare a commenti negativi e insulti contro il partito di Orbán. In Ungheria si respira aria di protesta e storicamente gli ungheresi sono un popolo dedito all’insurrezione, ma gli entusiasmi non vanno confusi con i dati che, per ora, sembrano dare più ragione al primo ministro in carica che alle speranze del nuovo sindaco della città di Hódmezővásárhely.