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Le due Coree riprendono a parlarsi, ma Trump insiste nelle provocazioni

Redazione

Ripartono le comunicazioni telefoniche tra Seul e Pyongyang. Obiettivo: inviare una delegazione di atleti nordcoreani alle Olimpiadi di Pyeongchang. Ma il presidente americano innesca provocazioni che sfiorano il grottesco

Dopo quasi due anni di relazioni diplomatiche congelate e una crisi missilistica accompagnata da toni violenti, stanotte la Corea del nord ha riaperto il canale di comunicazione con Seul. La prima telefonata è arrivata stamattina, su ordine di Kim Jong-un che ha proposto di inviare una delegazione di atleti nordcoreani alle Olimpiadi invernali del mese prossimo a Pyeongchang. La ripresa del dialogo tra le due coree è stata confermata oggi dal ministero dell'Unificazione di Seul. Con il suo messaggio di capodanno, Kim ha proposto la ripresa dei colloqui con Seul e, a distanza di poche ore, il presidente sudcoreano, Moon Jae-In, ha risposto invitando il governo "a dare rapidamente seguito a misure per riavviare un dialogo”. 

  

 

 

Ma mentre Seul e Pyongyang sembrano finalmente diretti verso toni concilianti, negli Stati Uniti il presidente Donald Trump continua a usare parole provocatorie, che sfiorano il grottesco. Con un tweet di ieri sera Trump ha detto: "Anche io ho un pulsante nucleare, ma è molto più grande e potente del suo, e il mio funziona!". Il riferimento è al "pulsante nucleare" citato nel discorso di capodanno da Kim ("E' sempre sul mio tavolo", aveva detto il dittatore nordcoreano). Così la risposta poco ortodossa di Trump ha riportato in voga sui social network le allusioni già lanciate in campagna elettorale dal candidato repubblicano Marco Rubio alle dimensioni delle mani del presidente americano. Un innesco di doppi sensi ripreso ora da Trump, stavolta per infiammare di nuovo il confronto col dittatore nordcoreano.