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Negoziati tedeschi

Andrea Affaticati

Jens Spahn, giovane stella della Cdu, ci spiega la sua idea di Europa e l’asse con l’austriaco Kurz. Merkel? “Un bene inestimabile”

Milano. Oggi in Germania iniziano i negoziati per la formazione della coalizione di governo. I delegati dell’Spd hanno dato l’assenso a sondare il terreno per tornare a governare con la Cdu e la Csu in una grande coalizione, ma l’esito dei colloqui non è scontato. Una “GroKo 3.0”, come chiamano i media tedeschi la grande coalizione alla sua terza, eventuale edizione, che fino a qualche giorno fa l’Unione (Cdu/Csu) sembrava volere a tutti i costi oggi appare più lontana, e più probabile è l’ipotesi di un governo di minoranza, pure se la cancelliera Angela Merkel non la ama. “Mah, non sarei così scettico sulla GroKo. Le basi per un accordo possono esserci”, dice al Foglio Jens Spahn, trentasettenne sottosegretario alle Finanze, membro del direttorio Cdu e da tempo in lizza come giovane promessa del partito.

   

Le basi ci possono essere se tutti gli attori in campo hanno la consapevolezza che il risultato elettorale ha modificato la compagine politica; che Unione e Spd insieme hanno perso 1,5 milioni di voti, finiti al partito nazionalista Alternative für Deutschland (AfD). “La domanda che bisogna dunque porre all’Spd è se da questo risultato vogliamo trarre le giuste conclusioni, se vogliamo, insieme, fare sì che tra quattro anni l’AfD non sieda più nel Bundestag”, dice Spahn. Partendo da questa consapevolezza si può tessere insieme un programma di azioni concrete, rafforzando gli organi di sicurezza, la giustizia, riprendendo il controllo sul flusso migratorio, e “decidendo se vogliamo continuare nelle vecchie battaglie oppure guardare avanti, se è più importante il livello delle pensioni o quello dell’istruzione”. Se un accordo si rivelasse impossibile – “e lo si capirà presto, non passeranno certo mesi”, aggiunge Spahn – allora perché non provare la carta della coalizione di minoranza? Anche per Spahn sarebbe meglio esplorare questa strada prima di chiedere ai tedeschi di tornare alle urne. “Ribadisco però, il governo di minoranza è solo la seconda opzione, per quanto un’opzione”.

  

I punti di contrasto con i socialdemocratici riguardano le politiche sociali, ma non soltanto. Martin Schulz, leader dell’Spd, ha anche lanciato la nascita degli Stati Uniti d’Europa entro il 2025. “Una visione che credo alimenti più timori che altro – commenta Spahn – Non siamo chiamati a fantasticare ma a dare risposte concrete ai problemi in Europa. Per carità, se poi uno vuole sognare sogni, ma dire che gli stati che non vogliono far parte di questo sogno sono fuori dall’Europa non fa che acuire le fratture esistenti all’interno dell’Ue”. Lui, invece, è per coltivare i rapporti, cosa che fa da tempo. Per esempio con il cancelliere in pectore e leader del partito popolare austriaco (Övp) Sebastian Kurz. E alla domanda se si sente più vicino al presidente francese europeista Emmanuel Macron o a Kurz, tentato a volte dall’isolazionismo, risponde: “Mi sento vicino all’europeista Kurz esattamente come a Macron. Noi tre ci siamo ritrovati nello stesso anno, il 2016, nella lista dei young global leaders del World Economic Forum ”. Spahn fa parte dell’ala conservatrice della Cdu, che segue con apprensione la cosiddetta socialdemocratizzazione di Angela Merkel. E pur auspicando un governo stabile, dunque una grande coalizione, teme che la Kanzlerin possa fare troppe concessioni all’Spd, pur di formare insieme il governo. “La questione oggi non riguarda le politiche sociali, ma la migrazione e la sicurezza culturale. Le persone si chiedono: la Germania resterà la Germania? La Germania, come l’Italia, deve rispondere alle sfide dell’integrazione. Siamo grati all’Italia per le sue iniziative in Libia. Perché è necessario gestire e impedire insieme i flussi migratori prima che raggiungono il Mediterraneo. E’ a questi problemi che dobbiamo trovare soluzioni se vogliamo riconquistare la fiducia degli elettori”. Ma sulla gestione dei flussi migratori Unione e Spd sono su posizioni diverse.

   

C’è un ultimo fattore destabilizzante anche per una grande coalizione. Le organizzazioni giovanili di Cdu e Spd sono contrarie a una GroKo. E i giovani stanno avanzando: in Austria e in Francia c’è già stato un rinnovamento generazionale, e anche in Germania c’è un gruppo di giovani politici che potrebbe emergere già al prossimo voto. Per Spahn è una questione che, al momento, non si pone: “Per i prossimi quattro anni il capitano è Merkel, il resto si vedrà”. Per la maggioranza dei tedeschi non c’è alternativa a Merkel. “Alternative ci sono sempre, dipende quali”, ribatte Spahn. “Certo è che l’esperienza della Kanzlerin, che è uno dei capi di governo da più tempo in carica, è un bene inestimabile”

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