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Merkel tesse la Grande coalizione strattonata tra destra e sinistra

Daniel Mosseri

I colloqui esplorativi andranno avanti fino al 12 gennaio, ma per avere il governo bisognerà ancora attendere

Berlino. Strattonata fra destra e sinistra e bistrattata nei sondaggi. Inizia in salita l’anno di Angela Merkel, ancora impegnata nella costruzione di un governo di (grande) coalizione. Fallita la Giamaica e passate le festività natalizie, i colloqui – definiti ancora “esplorativi”, tre mesi dopo il voto – ripartono domenica, giusto il tempo di superare l’Epifania che Merkel, figlia di un pastore protestante, non celebra. La celebrano invece i suoi alleati bavaresi che nella calza per la cancelliera hanno infilato un dono molto più sgradito del carbone: Viktor Orbán. Il partito cristiano-sociale (Csu) si prepara all’inizio dei colloqui di domenica con un ritiro (“Klausur”) dei dirigenti a Kloster Seeon, cittadina bavarese a due passi dall’Austria. La scelta di avvicinarsi anche fisicamente all’ultradestra al potere a Vienna è un ammonimento implicito a una cancelliera considerata da molti una cripto-progressista, ma molto più esplicito è l’invito rivolto al premier ungherese a partecipare al consesso. Fra i governanti europei, Orbán è il più ostile a Merkel e all’accoglienza di profughi e migranti in genere; la sua mera presenza alla Klausur rappresenta una sfida alla cancelliera.

 

Con il suo “no” alle quote di rifugiati distribuite dall’Europa, con i suoi comunicati stampa congiunti con Helmut Kohl contro l’immigrazione – ovvero contro Merkel – il Viktator è al tempo la bestia nera della cancelliera e un faro per la Csu. I cristiano-sociali non fanno mistero di voler sterzare a destra per recuperare lo spaventoso meno 10,5 per cento di consensi persi tre mesi fa in Baviera a favore di Alternative für Deutschland. Salvo un’unica eccezione, dal Dopoguerra a oggi la Csu ha sempre governato il Land con Monaco da sola e, poiché i bavaresi tornano alle urne il prossimo autunno, per la Csu è giunto il tempo di parlare chiaro. In poche settimane i cristiano-sociali hanno giubilato il leader del partito e primo ministro regionale Horst Seehofer che, colpevole di rappresentare l’alleanza con Merkel, dovrà lasciare il cadreghino di governatore in primavera. Quindi hanno fatto filtrare alcune proposte in tema di accoglienza come una nuova moratoria dei ricongiungimenti familiari, l’allungamento da 15 a 36 mesi del periodo in cui i richiedenti asilo non ricevono sussidi dallo stato, e l’obbligatorietà dei raggi X al polso per i giovani rifugiati allo scopo di stabilirne l’età – misura suggerita dopo che un giovane afghano, che si protesta minorenne, ha accoltellato a morte la sua fidanzatina tedesca di quindici anni. L’invito a Orbán è la ciliegina sulla torta.

 

“Una logica pericolosa”, ha commentato a distanza sulla Bild il leader socialdemocratico Martin Schulz che agli amici della Csu – i due partiti sono tutt’ora alleati nel governo uscente – ha suggerito di ricordare a Orbán gli obblighi comunitari dell’Ungheria in tema di accoglienza. Se Schulz alza la voce contro l’ospite straniero dalla vocazione autoritaria, l’ingresso della Spd nella coalizione non dovrebbe però essere a rischio. Anzi, è l’unica scelta possibile secondo la direttrice editoriale del German Marshall Fund di Berlino. Per Rachel Tausendfreund, serie elettorali alla mano, l’opposizione non si addice alla Spd; non almeno quando Merkel è al governo e propone innovazioni alle quali la sinistra non può dire di no. Opporsi a una linea centrista e pro Ue sarebbe suicida; allo stesso tempo, farsi togliere il terreno sotto i piedi dalla cancelliera nuoce alla salute della Spd, ormai anni luce dalle percentuali da Volkspartei. L’unica è scegliere il male minore, ossia piazzare riforme redistributive e cavalcare il nuovo progetto per l’Europa firmato Merkel e Macron.

 

In questo clima sfilacciato, la cancelliera tesse lenta la sua tela. Organizzati su 15 aree tematiche, i colloqui esplorativi proseguiranno fino al 12 gennaio. La parola passerà poi alla Spd che il 21 gennaio deciderà se dai preliminari si potrà passare alla fase negoziale vera e propria. Se governo dovrà essere, potremmo dover attendere fino a Pasqua.

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