Assalto a Israele
Dall’Onu arriva una risoluzione dietro l’altra che cancella la storica ebraica di Gerusalemme
Roma. E’ di Yasser Arafat l’invenzione senza precedenti che ha negato l’esistenza della storia ebraica a Gerusalemme. Nel luglio 2000, durante il summit di Camp David tra Bill Clinton, Arafat ed Ehud Barak, Arafat se ne uscì con un coniglio dal cilindro. “La storia ebraica di Gerusalemme è un mito, il Tempio non è mai esistito”, disse il leader palestinese. Per la prima volta si negò la provenienza nazionale degli ebrei da Gerusalemme. Da allora, questa cancellazione è stata adottata dall’Onu e dalla Ue.
E’ di 151 voti a favore, sei contrari e nove astenuti il bilancio della risoluzione delle Nazioni Unite che, tre giorni prima che gli Stati Uniti riconoscessero Gerusalemme capitale di Israele, ha negato la presenza ebraica e israeliana a Gerusalemme. La risoluzione afferma che “qualsiasi azione intrapresa da Israele, la Potenza occupante, per imporre le sue leggi, giurisdizione e amministrazione sulla Città santa di Gerusalemme sono illegali, nulle e priva di validità”.
La risoluzione è in linea con quelle simili approvate dall’Unesco, compresa l’omissione del “Monte del Tempio”, usando invece solo il termine arabo-islamico per il sito, “Haram al Sharif”. Soltanto sei paesi hanno votato contro all’Onu: Canada, Isole Marshall, Micronesia, Nauru, Stati Uniti e Israele. Nove gli astenuti: Australia, Camerun, Repubblica Centrafricana, Honduras, Panama, Papua Nuova Guinea, Paraguay, Sud Sudan e Togo. L’Europa tutta ha votato contro lo stato ebraico assieme ai regimi islamici che l’hanno proposta e formulata.
L’islam politico sta lanciando l’assalto a Israele dopo la decisione americana su Gerusalemme: l’Iran sciita, la Turchia di Erdogan, i potentati arabi, Hamas, Hezbollah. Ma a questa internazionale islamista si salda l’offensiva che le grandi burocrazie hanno lanciato contro Gerusalemme. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, adesso riunita per condannare la decisione americana, ha appena votato in modo schiacciante per sconfessare i legami israeliani con Gerusalemme all’interno di ben sei risoluzioni anti israeliane approvate a New York. Tutti gli stati membri della Ue, che ora si dice “preoccupata” per la decisione americana su Gerusalemme, hanno votato contro Israele e a favore della risoluzione su Gerusalemme, compresi i paesi che si sono astenuti o si sono opposti allo stesso testo all’Unesco.
L’agenzia dell’Onu per la cultura e la scienza con più risoluzioni si era intestata una campagna negazionista intesa a cancellare gli ebrei dai libri di storia. Solo quest’anno, gli organismi delle Nazioni Unite hanno approvato 18 risoluzioni contro Israele.
Il Consiglio di sicurezza ha anche approvato una seconda risoluzione che ha chiesto a Israele di ritirarsi sulla linea precedente al 1967. 157 nazioni hanno votato a favore del testo, sette si sono opposte e otto si sono astenute. Anche qui, tutti gli stati membri dell’Unione europea hanno votato a favore della risoluzione. Gli organismi sovranazionali non sono a favore di una equa divisione di Gerusalemme. Ogni volta votano per cancellare la presenza ebraica e israeliana a Gerusalemme. Lavorano assieme ai paesi arabo-islamici per fare della Città santa una capitale musulmana.
Nell’attuale sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tutti gli stati membri della Ue hanno votato per una risoluzione ciascuno per criticare Iran (1), Siria (2), Corea del Nord (3), Crimea (4), Myanmar (5) e Stati Uniti (6, per il suo embargo su Cuba). Al contrario, gli stati della Ue hanno votato per almeno 15 su 20 risoluzioni sponsorizzate dai regimi arabi che attaccano Israele.
Lo scorso 22 novembre con la risoluzione “Peaceful settlement of the Palestinian question” l’Onu ha ancora una volta usato il termine islamico “Haram al Sharif” per indicare i luoghi santi di Gerusalemme, cancellando de facto quelli ebraici. Nessuno stato europeo si è fatto avanti contro la risoluzione. Stessa scena il 6 novembre: di nuovo soltanto “Haram al Sharif” nella risoluzione voluta da Sudan e Arabia Saudita.
Tutte queste recenti risoluzioni dell’Onu indicano un assalto in corso da parte di una parte consistente dell’opinione pubblica internazionale contro Israele e Gerusalemme. Jeremy Corbyn, leader oggi del primo partito in Inghilterra se si andasse a elezioni, si è rifiutato di partecipare alla cena per il centenario della dichiarazione Balfour. In gioco, con quello storico testo, non c’erano i confini del 1967, ma l’esistenza e la nascita stessa di Israele.
Altra che giusta divisione della città santa, all’Onu si lavora alacremente per una tabula rasa della storia ebraica e della presenza israeliana a Gerusalemme.