Angela Merkel rieletta Cancelliera per la quarta volta (foto LaPresse)

La Germania inizia a pensarsi in versione “Giamaica”

Daniel Mosseri

In tv i leader dei partiti si confrontano sui risultati elettorali. Spd (un po' inacidita) all'opposizione, la strana relazione tra liberali e Verdi. Intanto si studiano i flussi di voti per capire il 13,5 per cento dell'AfD, arrivata terza

Berlino. A spoglio non ancora terminato i giochi sembrano già fatti. Perché la politica tedesca sarà anche più noiosa di quella nostrana e più understatement di quella monarchico-elettiva in Francia o negli Stati Uniti, ma almeno ha il dono della chiarezza. Due ore dopo le prime proiezioni e le dichiarazioni di voto a caldo, i leader politici erano seduti attorno a un tavolo in diretta sul primo canale della televisione pubblica. Per la Cdu non c’era lo sconosciuto segretario generale Peter Tauber ma la stessa Cancelliera Angela Merkel, per l’Spd c’era Martin Schulz, e così via, a scalare. Vincitori e vinti a discutere (quasi) serenamente del domani. Riconfermata seppure con gravi perdite sul fianco destro, Angela Merkel ha avuto anche parole di apprezzamento se non di dispiacere per gli ex-alleati di governo socialdemocratici. La sua benevolenza ha però irritato Martin Schulz che ha ringhiato indietro “la vera sconfitta di questa elezione, cara Cancelliera, è lei”. È vero che la Cdu di Merkel ha perso otto punti e l’Spd di Schulz solo cinque, ma è anche vero che, seppur non pienamente soddisfatta del “magro” 32,8 per cento, la Cancelliera è apparsa serena e pronta a lavorare al prossimo governo, mentre con il suo misero 20,7 per cento il povero Schulz ha davanti a sé una lunga strada in salita e all’opposizione.

 

Dichiarazioni di “responsabilità”, ovvero di disponibilità a entrare in coalizione con la Cdu della Cancelliera sono state fatte da due partiti: dai Liberali di Christian Lindner per il centrodestra e dai Verdi rappresentati dalla co-numero uno (e presidente del sinodo della Chiesa evangelica in Germania) Katrin Göring-Eckardt. Se l’alleanza fra Cdu e Fdp è tutt’altro che una novità nel panorama politico tedesco, meno comune è quella fra Verdi e liberali, peraltro già in via di sperimentazione da alcuni mesi nel settentrionale Land dello Schleswig-Holstein; una collaborazione nata sempre sotto l’ombrello benevolo della Cdu di Merkel. La Jamaika-Koalition nero-giallo-verde si fa dunque strada verso Berlino. La soluzione conviene ai socialdemocratici, liberi di leccarsi le ferite all’opposizione, alla Fdp che torna alla sua naturale collocazione nelle stanze del potere, ai Verdi che a quelle stanze ambivano da tempo e soprattutto alla Cdu che userà proprio gli ecologisti per smussare gli sgraditi toni euroscettici e filorussi addottati dal liberale Lindner in campagna elettorale.

 

L’altro dato di rilievo è la condanna trasversale di AfD: tutti i partiti, nessuno escluso, si sono battuti il petto per l’ingresso a gamba tesa del partito populista e xenofobo al Bundestag. AfD, dal canto suo, guadagna un ampio 13,2 per cento dei voti, confermandosi terzo partito più votato in Germania e seconda formazione in assoluto nei Länder orientali. Le prime analisi dei flussi elettorali dicono che la narrativa nazionalista, xenofobo e islamofoba con venature di omofobia e antisemitismo ha guadagnato ad AfD il voto di 1,2 milioni di nuovi elettori anti-establishment che mai prima del 24 settembre si erano degnati di usare la matita copiativa. Non a caso l’affluenza alle urne è balzata dal 71,5 al 75 per cento. Mentre si cospargono il capo di ceneri antifasciste, gli altri partiti faranno bene anche a fare un po’ di autocritica: sempre secondo le prime analisi sui flussi elettorali, l’AfD ha strappato anche un milione di elettori alla Cdu, 470 mila alla Spd e 400 mila ai social-comunisti della Linke spodestati all’est: il voto di protesta oggi è targato Alternative für Deutschland.

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