Angela Merkel e Martin Schulz (foto LaPresse)

Merkel e Schulz “duettano” in tv. E Angela resta davanti

Daniel Mosseri

Doveva essere un duello ma i due sfidanti alle elezioni federali sono comunque i leader di due partiti che governano insieme dal 2013. La Cancelliera è apparsa più solida e pragmatica

Doveva essere un duello tv ma si è trattato di un duetto. Domenica sera quasi 18 milioni di telespettatori tedeschi hanno assistito al primo e ultimo dibattito televisivo fra i due candidati alla cancelleria federale in vista delle legislative del 24 settembre: all’angolo sinistro, la titolare cristiano-democratica Angela Merkel, di blu vestita; all’angolo destro lo sfidante socialdemocratico Martin Schulz, con abito blu scuro e cravatta blu. Lo sfondo parimenti blu dello studio televisivo del primo canale Ard non aiutava a distinguere bene un candidato dall’altro né, da parte loro, Merkel e Schulz hanno brillato per diversità di opinioni. Nel corso dei 90 minuti della trasmissione, i due leader hanno parlato molto di immigrazione e di frontiere, di Turchia e di Corea del Nord, di dieselgate e di giustizia sociale, ignorando temi quali il cambiamento climatico o la Brexit. Su tutti i punti i due contendenti hanno dimostrato una quasi totale identità di vedute, smarcandosi solo per gli accenti.
Prendiamo il rapporto con Ankara: “Se sarò cancelliere, bloccherò i negoziati per l’adesione della Turchia”, ha esordito Schulz.

 

“Per fare una cosa del genere occorre sentire i partner europei”, lo ha bacchettato lei impartendo all’ex presidente dell’Europarlamento una lezioncina di diritto comunitario. Fra l’altro la Cdu, lo ha poi punzecchiato Merkel, non si è mai baloccata con l’idea dell’ingresso della Turchia nell’Ue “come invece ha fatto la Spd. E se per Schulz è arrivato il momento di dire “basta” al presidente turco, per Merkel, “se vogliamo liberare i cittadini tedeschi [in carcere in Turchia] dobbiamo continuare a dialogare con Erdogan”. Neppure lo sfidante socialdemocratico ha tuttavia auspicato la fine dell’intesa bilaterale Ue-Turchia voluta da Angela Merkel nella primavera del 2016. L’accordo ancora in vigore prevede che cui Bruxelles paghi Ankara affinché la sua marina impedisca ad altri profughi mediorientali di riversarsi sulle coste greche.

 

Stessa storia, speculare, sulla politica di accoglienza. La cancelleria ha difeso la sua scelta umanitaria di aprire le porte della Germania a fine 2015 a circa un milione di rifugiati in fuga da Siria e Iraq. Schulz, che da sinistra non poteva certo criticarla per la decisione, l’ha allora rimproverata per non aver consultato i partner europei, al che la cancelleria lo ha rimesso a posto con un “Schulz sa benissimo che il benestare del premier ungherese Orban non sarebbe mai arrivato”. Anche nei confronti dell’Islam i due candidati hanno dichiarato zero tolleranza verso il radicalismo e maggiore impegno nella formazione in Germania degli imam, fino a oggi ampiamente importati dalla Turchia oppure istruiti sul suolo tedesco da strutture finanziate dal governo turco. Aggiustando la rotta di una Spd spesso troppo incline a condannare Israele, Schulz ha addirittura detto che “i giovani palestinesi che arrivano in Germania con sentimenti antisemiti devono capire che noi sosteniamo lo stato di Israele”.
Senza interruzioni né toni polemici, i due hanno duettato fino alle fine, dicendosi d’accordo sul no all’aumento dell’età pensionabile e sul no al bando dei veicoli diesel. Lei ha anche promesso che non governerà mai né con gli xenofobi di Afd né con i social-comunisti della Linke. Lui sui secondi, invece, ha preferito non rispondere.

 

In generale, lei è apparsa più solida e pragmatica. E così se Schulz ha dato fiato al sentimento antiamericano diffuso nella sinistra tedesca criticando Donald Trump per come fa fuori la gente con un tweet, Merkel più concreta ha marcato le distanze dal presidente Usa su temi specifici come la lotta al cambiamento climatico o sui fatti di Charlottesville. A ricordare poi che chi guida il paese è ancora lei, sulla Nordcorea ha annunciato sentirà presto Trump, il Giappone, Putin, la Cina e i sudcoreani. Oggi l’opposizione di sinistra ha criticato il “duetto tv” nel quale i due contendenti sono apparsi per quel che sono: i leader di due partiti che da Natale del 2013 governano la Germania d’amore e d’accordo. I sondaggi sul gradimento dello show confermano invece quelli sul voto di fine mese: Merkel risulta più avanti di Schulz di circa una ventina di punti.