Il commissario europeo per gli affari economici e monetari, Pierre Moscovici ospite a "In mezz'Ora" (foto LaPresse)

Bruxelles fa crollare alcuni suoi tabù per lanciare un nuovo euro

David Carretta

La Commissione europea tenta di dare sovranità alla zona euro con una serie di proposte, alcune modeste e altre ambiziose, per riaprire il cantiere dell’Unione economica e monetaria

Bruxelles. La Commissione europea è uscita dal torpore per tentare di dare un po’ di sovranità alla zona euro con una serie di proposte, alcune modeste e altre ambiziose, volta a riaprire il cantiere dell’Unione economica e monetaria. Presentando un “documento di riflessione” sul futuro della zona euro, Pierre Moscovici ha detto: “Fino a qualche mese fa l’Europa era sulla difensiva” a causa di euroscettici e antieuropei sulla cresta dell’onda, ha spiegato il commissario. E invece “non hanno vinto in Austria, sono stati sconfitti in Olanda e sono stati pesantemente battuti in Francia”. L’elezione di Emmanuel Macron all’Eliseo e la quasi certezza della permanenza di Angela Merkel alla cancelleria a Berlino rappresentano una svolta psicologica per la Commissione. “È tempo di ripassare all’offensiva”, ha detto Moscovici. Molti tabù della Commissione sono caduti. Il completamento dell’Unione bancaria, l’idea di un super-Tesoro guidato da un ministro delle Finanze della zona euro, l’avvio del percorso degli Eurobond, la possibilità di un fondo di stabilizzazione per le crisi future, la trasformazione del Meccanismo europeo di stabilità in Fondo monetario europeo: il documento offre ai governi un menù su cui dibattere per costruire le fondamenta che mancano all’euro. I lavori dovrebbero iniziare dopo le elezioni in Germania, il 28 settembre. La tappa intermedia con il completamento dell’unione bancaria e altre mezze misure è fissata al 2019. L’inaugurazione del nuovo euro è prevista per il 2025. Rimane una questione chiave: i paesi neosovranisti sono pronti a cedere la loro sovranità economica e di bilancio come chiedono i neoeuropeisti?

   

L’Italia rischia di “trovarsi isolata in caso di ‘grand bargain’ tra Macron e Merkel”, spiega al Foglio una fonte comunitaria. Molte delle ipotesi contenute nel documento della Commissione dovrebbero piacere all’Italia. Sulle banche la Commissione vuole subito una strategia Ue per i non performing loans (npl), un Sistema di assicurazione dei depositi e un prestatore di ultima istanza per il Fondo di risoluzione unico. Per rispondere agli choc asimmetrici l’esecutivo comunitario propone un meccanismo di stabilizzazione: un sistema europeo di protezione degli investimenti pubblici (idea di Macron), uno schema di riassicurazione della disoccupazione (idea di Pier Carlo Padoan) o un “Fondo per i giorni di pioggia” (da finanziare forse con gli Eurobond). Prima del 2019 il debito degli stati membri potrebbe essere accorpato attraverso “sovereign bond-backed securities” (un derivato di titoli nazionali senza mutualizzazione dei rischi). All’orizzonte 2025 invece potrebbero nascere i “Titoli sicuri europei” paragonabili ai Treasuries americani.

  

Il problema è che ogni idea che piace all’Italia è accompagnata da trasferimenti di sovranità o condizioni. La strategia sui npl dovrebbe passare da “ulteriori ristrutturazioni” nel settore bancario. “L’accesso al meccanismo di stabilizzazione – dice il documento – dovrebbe essere subordinato a criteri chiari e a politiche sane” e al “rispetto delle regole di bilancio”. Per incentivare la convergenza economica, la Commissione evoca la possibilità di condizionare i fondi strutturali al rispetto delle raccomandazioni sulle riforme. Jean-Claude Juncker si è chiesto se sia fattibile un ministero delle Finanze con il potere di “cambiare i bilanci nazionali” e “interferire nelle scelte dei Parlamenti nazionali”. L’Italia dovrà decidere se trasferire la sua sovranità. Al di là delle elezioni, non rimane molto tempo per fare una scelta esistenziale (malgrado la frenata dell’inflazione a maggio, il Quantitative easing di Draghi non durerà per sempre). “Lo status quo” sul completamento dell’euro “non è un’opzione”, ha avvertito Moscovici: “Il rischio di una zona euro a due velocità è reale”.