Banca d'Italia (foto LaPresse)

La vera frustata che serve a Bankitalia

Redazione

Visco, il modello Draghi, il dovere di un buonsenso interventista

I banchieri come Mario Draghi e Emmanuel Macron, ex Rothschild, hanno salvato l’euro dal paventato assalto dei partiti populisti. Ma il contribuito dei banchieri alla solidità economica e politica europea non dovrebbe esaurirsi ora. Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha l’occasione di unirsi all’adunata. In questi anni Visco si è distinto nell’arena pubblica più per le critiche verso il nuovo regime europeo sulle risoluzioni, detto bail-in, che per la sua difesa e per la sdrammatizzazione dei rischi sistemici derivanti dalla condizione difficile dell’industria bancaria nazionale, colpevole in parte di avere allocato prestiti in modo inefficiente a sostanziale detrimento della produttività generale. E’ stato un esercizio retorico rischioso non tanto per Visco in persona quanto per la credibilità delle istituzioni economico-finanziarie che anche lui rappresenta, come hanno segnalato anche alti funzionari di altre nazioni.

   

In relazione alle condizioni critiche del Monte dei Paschi di Siena, oggetto di un salvataggio pubblico in fieri, il ministro dell’Economia spagnolo, Luis de Guindos, aveva criticato l’atteggiamento degli organi di vigilanza italiani: “La trasparenza sulla situazione del sistema finanziario è fondamentale. A volte gli stessi supervisori adottano posizioni difensive che aggravano la percezione, e uno pensa che ci sia qualcosa da nascondere, così la percezione della realtà diventa peggiore della realtà stessa”. Nella percezione degli italiani solo i partiti politici sono considerati peggio dei banchieri. Visco può riscattare la categoria: è possibile che ottenga il rinnovo del mandato, che si conclude a novembre, per altri sei anni. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al pari del presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, intende evitare una fonte di vulnerabilità aggiuntiva per l’Italia sui mercati quale sarebbe la sostituzione di Visco, banchiere centrale che ha seguito gli ultimi epocali processi di riforma della regolamentazione finanziaria europea. A partire dalle considerazioni finali alla relazione annuale di questa mattina, Visco ha l’opportunità di dimostrare di meritare davvero il rinnovo auto incaricandosi di un compito supplementare accanto all’ordinaria amministrazione: fare della Banca d’Italia un pilastro visibile e soprattutto ascoltato della stabilità finanziaria italiana producendo un’opera di moral suasion incisiva verso la politica sollecitando con insistenza i partiti a prendere decisioni non più rimandabili, a cominciare dalla riduzione strutturale della spesa pubblica che è poi il prerequisito per essere credibili nelle sedi europee dove si discute la regolamentazione bancaria continentale (e non solo).

  

Se ad esempio l’Italia avesse avuto sufficiente capacità di negoziazione di fronte agli altri paesi fondatori dell’Unione europea probabilmente avrebbe avuto maggiori chances di ottenere – come spesso chiede anche Visco – sia un periodo transitorio per l’applicazione del bail-in (in vigore dal 2016) così da dare a risparmiatori e intermediari maggior consapevolezza del nuovo strumento sia l’esenzione da perdite per i sottoscrittori di strumenti di debito già collocati, tra cui comuni investitori ai quali solo in Italia è concesso l’acquisto di obbligazioni subordinate. Se le richieste italiane non furono ascoltate – come aveva ammesso Visco stesso – un motivo c’era. L’Italia è tuttora considerata l’anello debole perché la sua economia diverge rispetto alla tendenza positiva europea. La Francia di Macron è intenzionata a rafforzare l’alleanza con la Germania e non pare benevola verso Roma. Il governatore della Banque de France, Villeroy de Galhau, ha affermato che i problemi del settore bancario italiano e portoghese (dov’ in discussione il soccorso a Caixa Geral de Depósitos) vanno affrontati in via definitiva perché “non è normale” che difficoltà a livello locale danneggino l’immagine del sistema bancario a livello di intera zona euro. Come ebbe a dire il presidente della Bce, Draghi, predecessore di Visco, l’euro è irreversibile ma non protegge un paese dalle sue scelte. La Banca d’Italia dovrebbe aiutare la politica a un approccio “normale” alle riforme economiche, in altri termini di buon senso, per potere avere un rapporto tra pari con i paesi leader d’Europa.

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