Francois Fillon (foto LaPresse)

Gran vittoria alle primarie

Così si muove Fillon per rendere unita e vincente la destra di Francia

Mauro Zanon

Due esperti ci spiegano il piano del neocandidato all’Eliseo per creare un progetto che “non c’è mai stato”

Parigi. C’è una copertina del Point che da lunedì rimbalza da un lato all’altro dell’oceano internettiano, porta la data marzo 2010, ma ha un titolo che potrebbe valer bene anche per il prossimo numero del settimanale della destra liberale francese: “Le Président Fillon”. Ha vinto, anzi ha stravinto il favorito del secondo turno delle primarie dei Républicains, François Fillon, quello che tutti davano per spacciato un mese fa, il quarto uomo dietro l’outsider Bruno Le Maire, dicevano, e che oggi invece è il più quotato per sostituire François Hollande all’Eliseo nel 2017. Il “signor nessuno”, come lo chiamava Sarkozy quando era il suo delfino a Matignon, ha ottenuto il 66 per cento dei voti dell’elettorato neogollista, contro il 34 del rivale Alain Juppé, che difficilmente riuscirà a risollevarsi dallo schiaffo incassato. Domenica, per la destra francese, è stata la notte della “rupture Fillon”, come ha titolato l’Opinion: l’inizio di una nuova era. “Era dal 2004, anno in cui ha preso il controllo dell’Ump (oggi Républicains, ndr), che Nicolas Sarkozy regnava sulla destra francese – dice al Foglio Ludovic Vigogne, giornalista politico dell’Opinion – E anche quando è stato sconfitto da François Hollande alle presidenziali del 2012, nonostante i due anni di ritiro dalla vita politica, la sua figura continuava a essere dominante, in ragione della sua forte impronta nella forma e nei contenuti della droite. La sua eliminazione al primo turno e la vittoria di Fillon segnano la fine di un’epoca, una rottura. Ora è Fillon il patron della destra”. Sul piano ideologico, aggiunge Vigogne, Fillon incarna una destra che non è mai esistita in Francia: una destra autenticamente liberale sul piano economico e conservatrice sul piano dei valori”.

 

Il numero di suffragi raccolti – quasi 3 milioni, ossia più dei 2,86 milioni di francesi che avevano partecipato al secondo turno delle primarie del Partito socialista nel 2011 – e il grande distacco da Juppé conferiscono a Fillon il ruolo di ricostruttore della destra francese. “Ne esce vincitore con una legittimità d’acciaio (…) Per la prima volta da dieci anni a questa parte, milioni di francesi sono stati sedotti da un’offerta liberale di governo (…) In un momento in cui il populismo trionfa ovunque e il semplicismo dei programmi soffoca qualsiasi ricerca di esigenza, questa vittoria su una linea di apertura è incoraggiante”, ha scritto nel suo editoriale il direttore dell’Opinion, Nicolas Beytout. Per il candidato dei Républicains all’Eliseo “gli elettori della destra e del centro hanno ritrovato nella mia figura i valori francesi cui sono legati”. “Raccoglierò con i miei compatrioti una sfida originale in Francia: quella della verità e di un cambio netto del sistema”, ha aggiunto. Ma sarà in grado di rassembler, di radunare cioè il suo campo attorno a un progetto liberal-conservatore? “Contrariamente a quanto detto dalla maggior parte degli osservatori, sono convinto che non addolcirà il suo programma. Anzitutto perché è proprio questo programma, autenticamente di destra sul piano dei valori e sul piano economico, che gli ha permesso di vincere. C’è stata poca attenzione a riguardo, ma è da tre anni che ripete la stessa cosa, che propone un progetto di rottura rispetto agli ultimi trent’anni in Francia.

 

Ed è dal punto di vista economico che vuole lasciare la sua impronta più profonda”, spiega al Foglio Vigogne. Per quest’ultimo, insomma, Fillon non avrà problemi a ergersi come il candidato del “rassemblement”. “I suoi due principali rivali alle primarie di destra, Sarkozy e Juppé, sono giunti al termine della loro parabola politica. Sarkozy ha dichiarato la scorsa settimana che si ritirerà definitivamente dalla battaglia politica, Juppé, domenica sera, ha detto che tornerà ad occuparsi di Bordeaux: un altro modo per dire che non tenterà un ritorno alle alte funzioni. Insomma, Fillon non ha rivali tra i baroni delle destra neogollista, e neppure tra i più giovani. Nessuno tra Nathalie Kosciuscko-Morizet, Jean-François Copé e Bruno Le Maire ha infatti ottenuto alle primarie una percentuale tale da poter essere l’‘Arnaud Montebourg’ (ex titolare dell’Economia del governo socialista, aveva ottenuto il 17 per cento alle primarie della gauche nel 2011, portando Hollande a nominarlo ministro; Nkm, arrivata quarta, ha raccolto appena il 2,6 per cento, ndr) della situazione”. Per Jean-Yves Camus, politologo e specialista della destra, la vittoria di Fillon “più che una vittoria ideologica è una vittoria sociologica”. “La destra francese ritorna ai tempi in cui Fillon cominciava la sua carriera politica, accanto a Valéry Giscard d’Estaing. E’ il sussulto della Francia di provincia contro la Francia delle grandi metropoli, è la Francia degli sconfitti della mondializzazione, delle reti di sociabilità tradizionali”, dice al Foglio Camus.

 

“Nicolas Sarkozy è stato eliminato non solo perché non ha rispettato le sue promesse di campagna, ma anche perché agli occhi dell’elettorato conservatore incarnava l’idea di una destra troppo cosmopolita, bling-bling, che non riflette la Francia tradizionale, profonda”, spiega. Il senatore fillonista Bruno Retailleau ha detto lunedì che “l’elezione di François Fillon è una pessima notizia per il Front national” in vista del 2017, dove al secondo turno si prospetta una sfida tutta a destra. Per Camus, invece, il trionfo di Fillon “offre al partito di Marine Le Pen la possibilità di smarcarsi dal programma fillonista e di attaccarlo soprattutto sul piano economico-sociale”. I tagli draconiani alla funzione pubblica, la riforma del mercato del lavoro e la cancellazione delle 35 ore annunciati da Fillon “saranno i principali argomenti frontisti per attaccare il piano ‘anti-sociale’ del candidato dei Républicains”. 

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