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Le sfide che attendono François Fillon (che ha vinto le primarie del centrodestra in Francia)

Jean-Pierre Darnis

Dopo aver battuto Alain Juppé, l'ex primo ministro durante la presidenza Sarkozy è chiamato a compattare l'anima gollista e centrista contro l'avanzata del Front National. Ecco gli scenari che vanno maneggiati con cautela

Toulouse. Francois Fillon ha vinto le primarie della destra francese sotto un bel sole che riscaldava le anime della domenica. La dolce luce autunnale è stata anche sinonimo di un ritrovo relativamente pacifico dell’intera destra francese. Al primo turno, le irruenze ed erranze personali del precedente presidente Nicolas Sarkozy erano state archiviate come una pagina di storia. Rimanevano in campo Fillon e Alain Juppé, due politici di lungo corso che tra l’altro hanno sempre avuto rapporti piuttosto buoni. Niente antagonismo violento, un’atmosfera che si poteva respirare nel voto mattutino della provincia francese, di un “popolo” che si recava alle urne fra la messa e una tappa dal pasticciere per comprare alcune religieuses, piccolissime delizie alla crema dal dolce sapore anticlericale. Tanti volantini “Juppé” nelle pattumiere, il che preannunciava già la tendenza elettorale. La vittoria di Fillon rappresenta quindi una tappa importante per la destra classica francese che si ritrova con un buon candidato, che può attrarre a se le anime golliste, liberali e centriste che hanno sempre attraversato questa famiglia politica. Va sottolineato come Fillon sia anche riuscito a mobilitare una parte dei cattolici, con un discorso forte sui valori e prendendo il rischio di allontanarsi dall’anima laica, a volte laicista, francese.

Nella Francia erede della rivoluzione, di fronte a un Front National che agita la bandiera degli ultras dell’identità nazionale, dopo un Sarkozy che si era lasciato andare a qualche sbavatura programmata sul riconoscimento dell’identità dei “Galli”, ecco Fillon che trionfa dopo essersi avvicinato ad alcuni movimenti di ispirazione cattolica. Certamente si tratta di un punto rilevante nell’attuale contesto di rigetto esplicito o implicito nei confronti dei musulmani, un fattore che è andato aggravandosi dopo i vari atti di terrorismo del 2015 e 2016. Corrisponde dunque a un discorso sui valori ma si collega anche a una serie di reti sociali particolarmente forti e interessanti, l’importanza del cattolicesimo sociale nella Francia dell’Ovest (Bretagna, Loira), una zona che si è mobilitata per Fillon. Dietro questa sensibilità verso un terreno sociale, si cela anche una particolare connessione con le reti di imprenditori e artigiani, una clientela che Fillon ha seguito con cura nel corso della sua lunga campagna. Questa vicinanza con una Francia imprenditoriale spiega anche l’accento posto sulle riforme economiche, sul programma “lacrime e sangue” che ha proposto Fillon.

 


Alain Juppé è stato sconfitto alle primarie (foto LaPresse)


 

Adesso pero l’importante mobilitazione intorno alla primaria della destra offre una grande opportunità per il candidato all'Eliseo, ma apre anche scenari che vanno maneggiati con cautela. Prima di tutto è necessario che il campo del perdente, Alain Juppé, venga associato alla prossima fase. Non soltanto perché ha raggruppato intorno a se una consistente fetta di sostenitori che l’hanno seguito anche nel secondo turno, dove tra l’altro ha migliorato la performance del primo turno in termini di numeri di votanti. Ma anche perché l'avversario alle primarie appare come il portatore delle istanze del centro e dei moderati, una dimensione imprescindibile per consentire l’elezione alla presidenza della Repubblica. Nella quinta Repubblica francese, i successi della destra alle presidenziali hanno sempre poggiato su due gambe, ovverosia l’alleanza fra gollisti e centristi. Se questa regola era vera quando il Front National non esisteva, oggi diventa fondamentale poter allargare il bacino di consenso al centro, per non dire a sinistra.

Esiste un rischio che, di fronte alle rovine del partito socialista, il partito di Marine Le Pen sia in grado di catturare, al primo ma anche al secondo turno, un elettorato popolare attratto dal populismo e dalla faciloneria della protesta FN. Questa linea, spesso difesa da Florian Philippot, delinea la possibilità di un’ulteriore serbatoio di voti FN per il secondo turno delle presidenziali, voti che potrebbero passare da alcuni candidati di sinistra a Marine. E quindi il Front National non sembra completamente chiuso nel recinto dell’estrema destra. Tra l’altro questo scenario pone la sinistra di fronte a une serie di emergenze, la prima è quella di rispondere alla sfida delle primarie della destra con un esercizio altrettanto democratico e costruttivo. Molti l’hanno capito, molti hanno compreso anche che il rigetto di Sarkozy a destra ha come parallelo quello di Hollande a sinistra, il che spiega anche perché Manuel Valls sta mollando le cime che lo legavano al Presidente.

Le primarie della destra segnano un momento positivo della storia politica francese, con un candidato che viene eletto e che non sembra più “piombare dall’alto”, prescelto tramite unzione quasi divina come lo invocava il fondatore della quinta Repubblica, il generale De Gaulle. Certo, la modifica della vita politica francese in un senso più partecipativo e aperto potrebbe essere un’opportunità per riconciliare l’elettorato con le istituzioni. Andrebbe poi risolto il piccolo problema del doppione di ruolo fra primo ministro e presidente della Repubblica, il che dovrebbe portare a una riforma costituzionale.

Primarie e poi riforma costituzionale? Una ricetta in fase di sperimentazione altrove, che potrebbe dare qualche idea anche a Parigi.

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